Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

Pagine

30.4.11

Il Villaggio dei Pescatori Innamorati



Il Villaggio dei Pescatori Innamorati -
Le altissime e colorate case storte
  C'era una volta un piccolo gatto color champagne, abbandondato dai suoi padroni e accudito da una famiglia di topini pescatori. Una volta divenuto più grande della sua tana, il gatto color champagne dovette lasciare la sua famiglia adottiva, così si mise in viaggio, per rincorrere il suo sogno di sempre: diventare il capitano di una grande nave. Il suo sogno, dopo molto girovagare, lo condusse fino alle spiagge di sassi di un paesino minuscolo, dove la montagna si tuffava a capofitto nel blu delle onde salate. Dopo aver percorso una lunga strada di curve anguste e continue, il gatto vide un piccolo cartello arruginito e lesse: "Villaggio dei Pescatori Innamorati". Il sogno si fece sentire forte dentro al gattino, che si convinse di essere sulla buona strada per realizzare, finalmente,  il suo desiderio, forse ancora racchiuso in un'ampolla o in un barattolo di quel piccolo paese.
Il villaggio dei Pescatori Innamorati sorge su uno scoglio, che chiude in un abbraccio il golfo della Poesia. Il villaggio è talmente lontano da tutto, che il gatto color champagne fu il primo a capitarci per caso, nessun'altro trovava la volontà di continuare quella strada così stretta e piena di tornanti.
Il gatto raggiunse finalmente il mare. Quel giorno di quell'aprile così normale, il gatto color champagne incontrò per la prima volta il mare: un profumo nell'aria, intenso e fresco, un turbinio spumeggiante di onde giocherellone e un paesaggio colorato di sole e pieno di energia frizzante. Il gatto guardò nel suo cuore e capì di essere giunto nel posto giusto, ora, avrebbe soltanto dovuto trovare la sua ampolla o il suo barattolo dei sogni. Perlustrò il paesino, ansioso di trovare ciò che cercava, perchè non avrebbe dovuto essere tanto difficile... il Villaggio dei Pescatori Innamorati era piccolissimo! Un giorno, mentre il gatto faceva questi pensieri passeggiando sul bagnasciuga, qualcosa o qualcuno piombò sulla sua testa, rovinando infine sulla spiaggia di micro-sassi colorati.
- Ciao! - disse il gatto
- SSSScussaaaaaaaaaaaaaaa! Io, io... non sssso davvero come sssssscussssarmi. - disse un gabbiano candido e grassotto.  Riprese: - Mi sssono persssso!
- Non preoccuparti, dove stavi andando?
- Io viaggio sssssecondo il vento, è lui che decide!
Il gatto lo guardò poco convinto... se era il vento a decidere... allora si era forse perduto anche il vento?! In effetti, prestando attenzione a quel pomeriggio di aprile, il vento non si sentiva e in un villaggio di mare, il che era molto strano. Parecchio strano. Questo bizzarro e inaspettato incontro sconvolse i progetti del gatto, che decise di aiutare il suo nuovo amico a ritrovare la sua rotta, ma prima di tutto la sua guida: il vento.
Gatto e gabbiano perlustrarono il porto, le barche dei pescatori, i retrobottega e persino la rimessa delle barche, dove queste se ne andavano a dormire durante la stagione fredda. Niente. Il gatto non sapeva proprio come aiutare il suo amico pennuto. I due nuovi compagni di avventure se andarono a zonzo per il Villaggio dei Pescatori Innamorati, salendo e scendendo per le minuscole scalette in pietra, scovando qualche sacco di prelibatezze per una buona merenda, curiosando nelle finestre delle vecchie case e nascondendosi dai monelli del paesino. Decisero di andare a riposare e l'indomani, svegliarsi presto, per essere agili e scattanti nella loro ricerca del vento. La notte scese dapprima sul Villaggio dei Pescatori Innamorati e quindi sulle profonde acque cobalto del mare, calmo e tranquillo. Il rumore dei ristoranti lasciò posto al silenzio buio della notte e tutti chiusero le finestre delle loro altissime e colorate case storte, per abbandonarsi a un sonno rigenerante. Quella notte, dalla barca verde del buon Duilio il pescatore, il gatto color champagne sognò di volare con il suo amico gabbiano. Dall'alto vide i tetti sgangherati delle altissime e colorate case storte e sbirciò nei comignoli per vedere se ci fosse qualcosa di gustoso da pappare. Volò sulla montagna, sul paese, sul porto e sul mare. Il mare. Al largo della costa, il profumo era ancora più intenso e il gatto lo respirò a pieni polmoni. Ad un tratto, il gabbiano prese a picchiettare il suo becco sulla testa del gatto, che gli chiese di smettere, ma quello continuò indisturbato. Poi, il gatto color champagne aprì gli occhi. L'amico pennuto lo fissava con i suoi occhietti neri, posti ai bordi del suo lungo becco color aranciata. Allora, capì che il suo volo era stato tutto un sogno, un sogno bellissimo, un... un momento. Ecco la soluzione!
Il gatto cominciò a correre, seguito dal gabbiano in volo, che faticava a stargli appresso. Corse fra i banchetti del mercato rionale, corse fra le gambe dei pescatori e superò il porto (abbandonando l'idea della sua colazione preferita: una bella sogliola fresca), corse sulle lastre grigie e quindi su per la scala grande, corse fino alla chiesina in cima allo scoglio e si fermò davanti al pesante portone che conduceva alla piccola torre campanaria, il punto più alto di tutto il Villaggio dei Pescatori Innamorati. Ecco dove si era cacciato. Il gatto color champagne ne era convinto. I suoi miagolii attirarono l'attenzione della signora gialla, la donna che vendeva le sue creazioni avvolta in un impermeabile giallo, sia che ci fosse il sole, sia che piovesse. Tutti la prendevano in giro per questo, ma il gatto trovava quella signora dolce e gentile e gli era già capitato di salire fino alla chiesina per osservarla lavorare con le conchiglie e gli altri regali portati dal mare. La signora gialla aprì il portone per il gatto, che corse su, su per il campanile e giunto sino alle campane, scovò uno sfilaccio di venticello del mattino, arrotolato sulla corda delle campane. Il gatto lo afferrò in bocca e lo condusse dal suo amico gabbiano, rimasto incantato dai lavoretti della signora gialla. Consegnato il vento all'amico, il gabbiano salutò entrambi e si alzò in un volo sublime, nel cielo fresco del mattino al mare. Il gatto, incantato dai vortici disegnati dal suo amico pennuto nell'aria, tornò con i piedi per terra e si rese conto di essere tornato solo e non aver fatto altro negli ultimi giorni, che rincorrere il sogno del gabbiano, senza più badare al proprio, che forse offeso poteva essere scappato chissà dove. Un po' amareggiato, si stava rimettendo in cammino verso il porto, quando la signora gialla lo raccolse e cominciò ad accarezzarlo, cullandolo dolcemente. Il gatto si consolò con quelle coccole inaspettate e così amorevoli e facendo le fusa, si addormentò in grembo alla signora gialla, o meglio, nel suo impermeabile giallo che puzzava di gomma. Al suo risveglio, il gatto si sentì spesato e aperti gli occhi non potè credere a ciò che vide: una spaziosa e organizzata cabina, piena di scaffali in cui erano riposte con cura mille e più mappe di navigazione, stampe di paesi lontani e altri strumenti per la navigazione. Ancora disorientato, si accorse di essersi addormentato in un lettone soffice e comodo, anche se qualcosa era rimasto sotto alla sua pancia per tutto il suo sonno. Cercando fra le lenzuola, trovò una piccola ampolla aperta, ricoperta da bellissime conchiglie e sassi azzurri. Tutto fu più chiaro: la signora gialla era la sua fata buona, che con pazienza aveva custodito il suo prezioso sogno. Il gatto comprese che avendo aiutato un amico a rincorrere il suo sogno, si era guadagnato la possibilità di ricevere il proprio in dono, dopo tanti e tanti anni di attesa. Mentre il suo cuore si riempiva di gioia, il mozzo bussò alla porta della sua cabina:
- Capitano! Le sue sogliole con latte. Buon appettito Capitano!

In ricordo di Gaudì, il mio bellissimo gatto color champagne.

29.4.11

Il mondo di corsa del Sig. Depero

INVITO A...

Avete mai pensato di fare un disegno aereo? Oppure di cogliere con i vostri pastelli "il danzare" e non soltanto una ballerina? Per tutti i futuri pittori, in cerca di un'ispirazione colorata e sempre in movimento, consiglio una gita nel mondo del Sig. Depero, un'artista che adorava divertirsi e guardare il mondo girare e girare...
Nel suo mondo incontrerete pubblicità, arazzi e robot del futuro passeggiare con scimmie cicliste e cavalli dinamici.


INFORMAZIONI GENERALI
Il Sig. Depero amava muoversi, correre, girare e persino volare. Ogni mezzo per praticare queste attività lo affascinava e diveniva un buon soggetto da rappresentare nelle sue tele, nelle sue sculture e nei suoi costumi colorati e fantasiosi.
Visitare il suo mondo è un po' faticoso, perché niente di niente sa stare fermo e tranquillo, ma tutto e tutti sono in movimento continuo, lasciando nell'aria linee e cerchi, macchie di colore e forme geometriche, che il Sig. Depero cercava sempre di cogliere e fissare nelle sue aero-opere.
La città del Sig. Depero prende il nome dal grande albero a capo del bosco, che s'inerpica sulle montagne di sfondo: un grande e possente rovere ballerino. In città, il Sig. Depero è amato e apprezzato da tutti, tanto che nella sua vecchia casa sono state raccolte tutte le opere in cui cacciava il movimento dei pappagalli, delle bambine e persino degli animali del circo! Per non far scappare tutte quelle figure in moto perenne, il Sig. Depero ha chiesto aiuto alle montagne, che facendo da sfondo alla sua città, custodiscono quel vortice di colori e girotondi continui, che altrimenti finirebbe di certo a Timbuctù o chissà dove!

PER NON ANNOIARSI
Il Sig. Depero non conosceva la noia, perché nel suo mondo non esisteva. Oggi, nella sua città, ci sono un mucchio di attività da fare.
Rincorrere i dinosauri: già, lungo questo percorso potrete scovare le impronte di molti lucertoloni preistorici! Il percorso, fatta eccezione per alcuni tratti, è facile e percorribile da tutti, perciò, potrete portare anche mamma e papà.
Rintocco di pace: la città del Sig. Depero è anche una città di pace, dove la campana più grande del mondo risuona ad ogni tramonto, per ricordare gli orrori della guerra e dare una speranza di pace a tutti. Cercate la vostra bandiera preferita sul viale che porta alla campana e non dimenticate di ricordare tutti i giovani, che hanno combattuto per la libertà!
La scatola dei disegni e dei colori: immaginate un grande occhio, custode di un tesoro inestimabile, fatto di colori, statue meravigliose, libri antichi e pitture di mondi lontani. Immaginate che l'alto Ordine del Museo vi conduca in questi luoghi, attraverso laboratori e percorsi di gioco e studio, per imparare divertendosi!! Il Mart, il pianeta dell'Arte, è tutto questo e molto di più, che aspettate? Salite sulla vostra astronave e raggiungete il pianeta Mart!
E se deciderete di prolungare la vostra vacanza... parco avventura, castelli, streghe da scovare e...

PER LA PAPPA
Mele, mele e ancora mele... ragazzi, non perdetevi lo Strudel! Ma golosità a parte, durante la mia esplorazione, ho trovato un piccolo caffè, tranquillo e lontano dal traffico: Caffè Città è un luogo delizioso, in cui assaggiare ottimi piatti freschi, in un ambiente pulito, razionale e molto trendy. Consigliatelo a mamma e papà, ne andranno matti! Per tutti i golosi, all'Antico Caffè Rosmini troverete ciò che fa per voi!

PER LA NANNA
In tutto il mondo del Sig. Depero esistono bellissime case in cui fermarsi per una notte, coccolati dai sapienti folletti di queste valli. Qualche spunto? Ecco una bella pagina dove raccogliere qualche buona idea.

PER MAMMA E PAPA'
Ancora lontani dal mondo del Sig. Depero? Basta solo un altro click!




28.4.11

In partenza per...

Stampami e colorami!
La bella stagione favorisce le scampagnate e di conseguenza, la neo-sezione Imparare a viaggiare acquisisce nuove storie-guida.
Domani, zainetti pronti per partire verso un nuovo fantastico mondo, coloratissimo e incapace di star fermo! La prossima settimana, invece, salperemo tra i flutti di un mare blu, incorniciato da verdi montagne!
Si parte!

Un saluto ai nuovi lettori :)

25.4.11

Il suono della pace

C'era una volta una città guerriera, in cui gli abitanti continuavano a combattere. Non c'era bisogno di un vero e fondato motivo, la guerra contro i paesi confinanti o contro quelli molto lontani, era da fare, era da portare avanti ed era da vincere.
Nessuno degli abitanti della città guerriera aveva una casa, perché sapeva che presto o tardi, questa sarebbe stata distrutta dai fuochi di qualche battaglia. Nessuna scuola esisteva nella città guerriera, nessun campo, nessuna strada. C'erano soltanto rovine, macerie di una città vecchia, passata, di cui non restava quasi più traccia. Il fumo dei cannoni e degli spari restava per giorni nella città guerriera, oscurando i raggi del tiepido sole che cercava di fare capolino sui monti. Non c'era musica, perché nessuno aveva voglia di ballare, cantare o semplicemente ascoltare. Le orecchie fischiavano anche nel sonno, perché il rumore assordante della guerra lasciava nell'aria il suo frastuono, cancellando anche il silenzio della placida notte.
Se vi state chiedendo se ci fossero bambini nella città guerriera, la risposta è sì. Purtroppo sì. Nella città guerriera c'erano ancora tanti bambini, quante le dita di una mano. Piccoli, sporchi e poveri si nascondevano sulla collina Miravalle, un luogo appartato, lontano dai campi di battaglia e dalle brutte e orribili scene dei grandi. Soltanto uno dei grande aveva deciso di stare con loro, perché lui la guerra proprio non la capiva. Così, il piccolo gruppo di pace viveva ai margini di quella città guerriera, cercando la serena tranquillità del bosco e della natura.
Non era facile però. Il rombo dei missili troncava qualsiasi dialogo o canto, il bagliore delle bombe rompeva il buio del riposo e il dolore per i propri cari non dava tregua ai piccoli bambini e al loro custode. Un giorno, Antonio, il custode dei cinque bambini, decise che così non si poteva continuare. Lo decise in un pomeriggio di fumo, grigio di polvere e spari, pieno di boati spaventosi e pianto di bambini. Basta a quelle atrocità, basta a quel continuo guerreggiare. Antonio stette sveglio tutta la notte a pensare, il suo pensiero continuò a lavorare instancabilmente, le sue mani disegnarono, scrissero e appallottolarono quelle bozze di idee, fino a quando, d'improvviso, il suo pensare raggiunse l'idea giusta. Antonio svegliò tutti i bambini, li fece vestire e li preparò per mettersi in cammino. Nel cuore della notte, al lampeggiare degli spari, i cinque bambini, cinque asinelli e Antonio loro custode si misero in cammino, nel freddo del bosco e degli sbadigli, ma riscaldati da un piccola e forte speranza, riposta nel cuore.
Giunti a valle, i piccoli portatori di pace disciolsero il loro gruppo e raggiunsero gli angoli della loro città guerriera, dove erano appostati gli eserciti nemici. Antonio s'incamminò invece nel cuore della città, alla ricerca del campo dei soldati della sua città. Come prestabilito, ognuno avrebbe sottratto uno dei cannoni, con l'aiuto dei piccoli asini grigi. Nel rimbombo degli scoppi, i bambini e il loro custode agirono indisturbati, rincontrandosi un'ora dopo all'inizio della mulattiera che li avrebbe ricondotti alla loro collina. I primi, timidi, sorridi sbocciarono su quei visini impauriti. Non era ancora finita. A passo svelto, presero il sentiero e camminando uno dopo l'altro trascinarono i pesanti cannoni fino a colle Miravalle, dove il fuoco li avrebbe fusi in un unico, potente strumento di pace. Lavorarono con impegno a lungo, riscaldati dal fuoco e dal loro grande desiderio. Ogni ora il metallo si faceva più denso, fino a divenire un liquido incandescente nel freddo di quella notte di primavera. Antonio raccolse tutto il metallo fuso in un grande stampo e i bambini, dopo aver gettato nello stampo cinque bellissimi fiori di campo, si addormentarono esausti. Quando ancora tutti i bambini e i loro asini grigi dormivano, Antonio controllò il loro operato e scoprì che fu cosa buona e ben fatta. Il metallo guerriero dei cannoni era stato sciolto e purificato per creare uno strumento in grado di sconfiggere tutte le armi della città: una bellissima campana magica, che avrebbe dovuto diffondere la pace ad ogni suo rintocco. E così fu.
La grande campana fu forgiata in quella stessa notte e al successivo albeggiare, fu posta sull'estremità del colle, dove s'imponeva maestosa sulla città guerriera. I cinque bambini e il loro custode si riunirono intorno alla grande campana, chiedendo che il suo rintocco divenisse strumento di pace, in grado di porre fine agli orrori della guerra. Le preghiere dei piccoli e di Antonio si raccolsero sotto la campana, rilasciando una forte energia.
Al tramonto, i piccoli asini grigi misero in moto il meccanismo della campana. Lentamente, il suo ondeggiare provocò il primo maestoso rintocco: dooooOOOOoooOOONNN! I bambini sorrisero, piansero e si abbracciarono in un grande girotondo e arrivò il secondo rintocco: dooooOOOOoooOOONNN! Ad ogni rintocco, si spegnevano i fuochi nella città guerriera, perché le armi si dissolvevano nel suono ritmato della grande campana: dooooOOOOoooOOONNN! La campana aveva ascoltato le loro preghiere, perché la città era ormai visibile e il fumo grigio degli spari già lontano nel vento della sera. Dopo l'ultimo rintocco, il piccolo gruppo scese nuovamente lungo il sentiero e raggiunse la città. C'era ancora tanto dolore, ma le battaglie, le armi e la polvere non esistevano più. Tutti gli accampamenti nemici si erano messi in viaggio, liberando gli antichi campi di frumento, di avena e di mais. Le donne facevano capolino fra le macerie e i soldati facevano ritorno alle loro case.
Da quella sera, ogni rintocco della grande campana portò nella città fiori, scuole, nuove case, ponti e strade, ma soprattutto la pace nel cuore di tutti i suoi abitanti.

22.4.11

Lotto il Leprotto e le uova di cioccolata

C'era una volta, nel bosco dei millecentocinquanta faggi, una bellissima radura, dove l'erbetta risplendeva ai raggi del tiepido sole di montagna.
Lotto il leprotto viveva nella radura con la sua famiglia: mamma Spring, papà Oster e sua sorella Lotta la leprotta.
Lotto il leprotto era molto curioso e amava avventurarsi in ogni anfratto del bosco dei millecentocinquanta faggi, per scoprire nuovi ruscelli, rincorrere le signore lucertole e scovare qualche creatura magica...
Un limpido e tiepido mattino del mese dei fiorellini, Lotto il leprotto scalpitava per uscire e correre nel bosco. La mamma frenò la sua impazienza e lo obbligò a rifare il suo giaciglio, a lavarsi il musino e a prendere il suo frullato di carote: senza colazione non avrebbe affrontato nessuna avventura! In tutta fretta Lotto sbrigò le faccende e proprio mentre stava mettendo la sua zampetta sullo zerbino della tana, la mamma lo bloccò di nuovo:
- Oggi verrà con te anche tua sorella Lotta.
Non ci fu neanche il tempo di un "ma" che Lotta era già al suo fianco, con un sorriso grande sul musino! I due fratellini partirono, uno al fianco dell'altra, che per l'estrema gioia seguitava a saltellare come una ranocchia! Lotto, invece, sboffonchiava come una piccola locomotiva a vapore, infastidito com'era dalla presenza della sorellina! Si avviarono per il sentiero vecchio, in modo da raggiungere più in fretta i confini del bosco, Lotto voleva andare a curiosare in un posticino visto nella sua ultima scampagnata. Le creature magiche, che viveano ai confini con il bosco dei millecentocinquanta faggi, riuscivano a creare luoghi stupendi, in cui tutti i desideri di un giovane leprotto avrebbero potuto avverarsi. Lotta, che a malapena riusciva a star dietro al fratellino, sgranò i suoi grandi occhi scuri alla vista di quel luogo così pieno di delizie. Lotto sorrise sotto i baffi e si appallottolò per controllare i movimenti delle creature magiche: tutto taceva. Poi, ad un tratto, qualcuno uscì da una porta in legno, portando un bel cestino in vimini, aprì lo steccato di cinta e cominciò a raccogliere quei frutti così squisiti: un pomodoro rosso brillante, una lunga carotona, delle foglie di misticanza, una bella melanzana lucida e qualche cipollotto. Così come era venuta quella strana figura, se ne andò, sotto gli occhi vigili dei due leprotti.
- Ok, adesso tu te ne stai qui buona, mentre io faccio un giretto laggiù e poi...
- Neanche a pensarci, io vengo con te, voglio anch'io la mia carota e voglio assaggiare quelle foglioline tenere di spinaci!
- Lepre impertinente, ti ho detto di stare qui! Non vedi che creature strane ci sono?? Potrebbero farci del male! Lotta!! Lotta!! Torna indietro!
Ma Lotta era ormai già oltre lo steccato, in mezzo alle primizie di quell'orto curato e generoso. Lotto stava per raggiungerla, quando un'altra figura fece capolino dalla stessa porta e vedendo Lotta, raccolse un sacco da una cesta e lo gettò sulla povera sorellina! Il cucciolo di umano prese il sacco e corse dentro alla sua tana, urlando e ridendo, mentre Lotto ancora stupito, perse una grossa e pesante lacrima, che gli bagnò il musino. Che cosa poteva fare?? Lotta era la sua sorellina capricciosa, ma gli voleva un gran bene!! Non avrebbe potuto lasciarla a quelle creature! Forse gli avrebbero fatto un incantesimo!
Questi pensieri lo fecero rabbrividire, ma Lotto il leprotto non si diede per vinto, così  una piccola idea spuntò nella sua testa e convinse il leprotto a darsi subito da fare. Poco distante, viveva un'amica di Lotto, anch'essa una creatura magica, ma diversa da quelle che custodivano l'orto e che avevano rapito Lotta. Raggiunta la grotta dell'amica, Lotto entrò di corsa e senza prendere fiato raccontò a Primavera tutto l'accaduto. La fata, accarezzando l'amico peloso, lo tranquillizzò e gli regalò un cestino giallo, pieno di bellissime uova colorate, decorate con fiori e farfalle e gli suggerì di donarle al bambino che aveva rapito la sua sorellina. Lotto ringraziò Primavera, prese il cestino e si allontanò dalla fata e dalla sua grotta.

Si era già fatto buio, ma Lotto sapeva di non non poter rincasare senza Lotta, così, quando vide che la finestrella della cameretta del bimbo si illuminò, decise di agire. Con quattro agili balzi, raggiunse l'uscio e cercò di richiamare il bambino picchiettando il cestino sul vetro. Mentre osservava all'interno, vide Lotta rinchiusa in una gabbia, con una grande ciotola piena di carote... forse non se la passava tanto male! Poi, un altro cucciolo di umano notò Lotto alla finestra e corse ad aprire il vetro. Era una femmina cucciola e quando vide il leprotto con il cestino, comprese subito che cosa stesse succedendo. Chiamò l'altro cucciolo, che senza esitare, prese Lotta dalla gabbia e la pose vicino a Lotto. I due leprotti si strofinarono i nasi felici e Lotto non dimenticò di offrire ai bambini il suo dono. I fratellini sorrisero e riempirono di carezze i due leprotti a cui regalarono i pezzetti di carota preparati nella gabbia, raccogliendoli in un piccolo sacchetto, che legarono al collo di Lotto.


Stampami e colorami!
 Da quel giorno, ogni anno, i leprotti giovani del bosco dei millecentocinquanta faggi corrono nel buio della notte, portando le uova colorate a tutti i cuccioli di umano, come segno di riconoscenza per la loro amicizia dimostrata con i fratellini Lotto e Lotta. Il giorno seguente, i cuccioli di umano scendono nei loro giardini, per trovare tutte le uova lasciate dai piccoli leprotti, gustandole insieme alle loro famiglie!


19.4.11

A casa della regina Betta: viaggio per imparare l'inglese!

INVITO A
Ci sono sempre più mini-viaggiatori che desiderano imparare la lingua Inglese! It's not difficult!
London è il luogo adatto per imparare qualche nuova parola di Inglese, in un'atmosfera misteriosa come i racconti di Sherlock Holmes! Indagate su un giallo, scoprite i segreti della regina e aspettate gli spiriti del Natale, come in The Christmas Carol! Tutto questo, nella splendida London!

INFORMAZIONI GENERALI
London è la capitale della Gran Bretagna, il regno della regina Betta, una vecchia signora che ama vestirsi di giallo, rosa e turchino. Per raggiungere questo regno, è necessario superare il tratto di mare della Manica, per la sua forma lunga e stretta, che ricorda, appunto, la manica di una giacca. Nel regno della regina Betta, la pioggerellina cade spesso, ma così leggera da non poterla nemmeno sentire, le macchine viaggiano al contrario e per colazione si mangiano uova e pancetta.
Le stagioni si sovrappongono spesso, quindi ascoltate la mamma e lasciatevi vestire a cipolla, in modo da togliere eventuali strati extra, al comparire del sole, dopo una giornata umida e fresca. 
Gli abitanti di London viaggiano spesso attraverso il Tubo, che permette di raggiungere velocemente ogni punto della città; anche i bambini per andare a scuola utilizzano il Tubo, ma i più piccoli prendono gli scuola-bus giallo canarino, visibili in città fino alle 8:30 del mattino.

PER NON ANNOIARSI
Nel regno della regina Betta la parola "noia" non esiste. Volete ripercorrere i racconti di Harry Potter e sentirvi un po' maghi? Benissimo, qui trovate tutte le informazioni per visitare i luoghi del maghetto.
Altrimenti, perchè non portare mamma e papà al museo delle cere? Madame Tussauds vi farà incontrare i vostri eroi per scattare una fotografia e vantarsi con gli amici: "A London ho incontrato Spider Man...!" lasciandoli a bocca aperta!
Se invece volete un panorama mozzafiato, non potete perdere la London Eye, la super ruota panoramica che vi permetterà di osservare la città da un'altezza di 135 m! Wow!
Non è finita. Mercatini di antiquariato dove far svagare mamma e papà a Portobello Road, fantastici parchi per un pic-nic all'aria aperta (cercate la statua di Peter Pan, forse ha ancora un po' di polverina, voi ce l'avete un pensiero felice?), oppure un pomeriggio nell regno dei giocattoli, dove poter sognare ad occhi aperti!
Non dimenticate di andare a sbirciare le guardie a Buckingham Palace, potreste incontrare addirittura la regina Betta! E in ultimo... non perdetevi la National Gallery! Ok, quadri e musei non fanno per voi, ma questo museo è visitato ogni giorno da tantissime classi di bimbi come voi. Non è difficile vedere un gruppetto uniforme mentre se ne sta seduto sul pavimento di qualche sala per ammirare i capolavori della storia dell'arte europea e qualcuno riesce anche a fare qualche schizzo! Un'esperienza irripetibile! Ma ci sono tantissimi altri musei, dove vedere dinosauri, fare esperimenti scientifici, osservare gli animali del mondo nel loro habitat o visitare oscuri luoghi a caccia di delitti e fatti spaventosi... buuhhh!!
E infine... una caccia al coniglio di Pasqua e alle uova di cioccolata! Appuntamento al Cafè Cottage Gardeners.

PER LA NANNA
Ci sono tantissimi hotel in cui i bimbi sono i benvenuti a prezzi vantaggiosi! Preferite avere la vostra cucina? Così la mamma può preparare i vostri piatti preferiti anche lontano da casa! Le alternative sono tantissime, ci sono appartamenti e hotel che offrono camere + cucina. Lasciate scegliere a mamma e papà un bell'albergo vicino al Tubo, potrete permettervi di camminare pochissimo!

PER LA PAPPA
Beh, la regina Betta ama gli hamburger quanto noi e nel suo regno sono davvero ovunque! Provate anche il fish&chips, pesciolini fritti e croccanti patatine... mmm! Delizioso!
Da golosona, posso assicurarvi che troverete ottime torte multi-strato e biscotti super-gnammi! Attenti alle abbuffate quindi!
Un consiglio? Una capatina da Harrods, il reparto panetteria, dolci, rosticceria, ecc è davvero eccezionale!

PER MAMMA E PAPA'
In cerca di altre idee? Provate con questo click!

18.4.11

Indovina, indovinello...

Da buona meteoropatica sono molto influenzata dal tempo, ma anche dalle stagioni e dalle varie ricorrenze. Basta una giornata di pioggia per farmi scrivere una storia tipicamente invernale, con ambienti chiusi e caldi, tessuti pesanti e tempo incerto.
La scorsa settimana, ho scritto un piccolo racconto per i bimbi più piccoli, ma essendoci un bellissimo sole, ho deciso che domani continuerò con la sezione imparare a viaggiare portando tutti i bimbi in una capitale europea fra le più affascinanti e dinamiche... chissà di quale si tratta?!
Qualche indizio:
* Un gigantesco carciofo
* Un ponte che sta cadendo
* Sei corvi a guardia di un'intera Famiglia
Avete capito?!
A domani...

12.4.11

Formaticum: viaggio alla scoperta dei sapori

INVITO A
Per tutti i mini-viaggiatori desiderosi di visitare un luogo incontaminato, in cui il tempo sembra essersi fermato, ma con tante possibilità di sport e avventure giocose! Un'ottima proposta per la gita fuori porta con mamma, papà e Fido e magari con i nonni!

INFORMAZIONI GENERALI
Si ringrazia www.pieroweb.com
Formaticum è il regno di re Caseus e si trova sul finire delle verdi pianure di granoturco,sulle prime alture della Valle Stretta. Pochi viaggiatori riescono a superare i valichi che permettono di accedere alla Valle Stretta, un luogo in cui il sole regala i suoi raggi a lungo, l'erba cresce fitta nei prati e le mucche se ne cibano tranquille e serene, producendo il miglior latte del mondo. Grazie a queste condizioni così favorevoli, gli abitanti di Formaticum possono preparare un prelibato formaggio a pasta morbida e cremosa, la specialità che rende re Caseus molto orgoglioso. 
Il clima è piuttosto mite d'estate e molto freddo durante l'inverno quando, anche le mucche, si ritirano al tepore delle loro stalle, al caldo e all'asciutto grazie al legno robusto. In Primavera, le piogge sono molto frequenti e qualche ultima spolverata di neve può arrivare anche a stagione ormai inoltrata. La sera le temperature si abbassano molto, a causa della brezza fresca portata dalla valletta del Fiume-Latte, che nasce dalle antiche rocce delle Fredde Montagne.
Sono due i centri maggiori del regno, ma visitare i piccoli borghi disseminati sulla costa delle Fredde Montagne è un'esperienza indimenticabile!


PER NON ANNOIARSI
Chi ha detto che in montagna ci si annoia? Nel regno di Caseus non è per niente vero! In ogni stagione dell'anno, le antiche tradizioni diventano un'occasione per conoscere, imparare e scoprire la natura, la storia e i buonissimi prodotti della terra. Per questo, ci sono sei itinerari dedicati al formaggio, alle chiesine, all'ecologia e tanto ancora, dovrete solo scegliere quello che fa per voi e magari, farvi accompagnare da uno degli Esperti, l'ordine delle guide del territorio di re Caseus. Gli Esperti sono potentissimi maghi, profondi conoscitori delle storie più antiche e in grado di condurvi in luoghi inesplorati!
Per far imparare i segreti della vita del vaccaro o il processo di preparazione del formaggio, Caseus ha ingaggiato i Saltimbanchi del regno del Panetun perchè registrassero dei video-corsi, visibili nelle stazioni del regno di Formaticum. Inoltre, ci sono escursioni e visite per tutti, anche per la vostra classe! Chissà, qualcuno di voi potrebbe rimanere affascinato dal mestiere bergamino e decidere di trasferirsi in alpeggio con la propria mandria!
Passeggiate, escursioni trekking e in mountain-bike, feste tradizionali legate alle stagioni, danze, sagre e tantissime attività!

PER LA NANNA
Si ringrazia www.pieroweb.com
Nel regno di Formaticum, l'abitazione tipica è la baita con il tetto in pietra, perchè non dormire in una di queste? Il calore e il riparo di un rifugio antico, il profumo del latte appena munto nella cucina con un grande camino e tanti buoni biscotti da inzuppare nel latte. Un tuffo nel fieno per rilassarsi e giocare alla lotta e tanto divertimento nella sala delle scoperte. Dimenticate i videogiochi a casa amici! Qui c'è tanto divertimento, natura e avventura! Ogni mattina, aprendo le griglie della vostra baita, il sole farà capolino mostrandovi il verde brillante di prati dove ruzzolare, correre e anche sporcarsi (la mamma non dirà nulla!) allegramente!

PER LA PAPPA
E' vero, siamo in molti ad avere qualche dubbio sul gusto dei formaggi... Quindi, prima di pranzare in una delle antiche taverne della Valle Stretta, sarà meglio visitare le aziende in cui Caseus ottiene i suoi prodotti migliori! In questo modo, potrete comprendere ogni ingrediente delle forme sapientemente preparata dai casari. Le antiche ricette vengono tramandate e custodite, così come le tecniche di allevamento delle dolci e placide mucche, le amiche più preziose della Valle e dei suoi abitanti.
Dopo questa visita, scegliete la vostra taverna e assaporate i piatti al sapore di formaggio, sarà tutto un altro gusto!

PER MAMMA E PAPA'
Il regno di Formaticum in un click !

11.4.11

Nuovi progetti in pentola

Stampami e Colorami!
Considerato il mio forte background turistico, negli ultimi tempi ho riflettuto molto su come associare il mio settore professionale alla mia passione per la letteratura per l'infanza.
I nuovi racconti Imparare a viaggiare vorrebbero creare una forte aspettativa nei bimbi, rispetto a progetti di viaggio o di semplici gite, organizzati da mamma e papà, trasmettendo valori importanti quali il rispetto dell'ambiente, del patrimonio storico-artistico e il senso sociale di usi e costumi lontani dal nostro vivere quotidiano.
Presto sarete quindi giudici di un nuovo esperimento narrativo, che si propone di stimolare la curiosità e l'interesse dei più piccini rispetto alle scoperte, ai viaggi e alle tradizioni di luoghi vicini e lontani!
Domani, quindi, arriverà un nuovo tipo di storia... per i bimbi più grandicelli! Nel frattempo vi lascio questo bel disegno da colorare, ringraziando il sito che li mette a disposizione in rete: disegnidacoloraregratis.it
Buona giornata di sole a tutti!

9.4.11

Il giardino delle fate

"Per fare un prato occorrono..."

Matilda era in giardino e stava aspettando che arrivasse il suo vicino, per iniziare una nuova avventura alla scoperta del suo prato. Aveva tutto il necessario: ciabattine rosse fluo in gomma, piene di jibbitz colorati; cappellino antisole giallo canarino, così la mamma è contenta; annaffiatoio in latta per tutti i fiori piantati all'inizio di aprile; mini-kit da giardinaggio e mini-cariola, che può sempre tornare utile. Mancava solo Gigi, che cominciava ad avere un ritardo troppo clamoroso... mmm. Tanto per non perdere tempo, Matilda cominciò il suo giro di abbeveraggio delle gerbere, piantate sul confine lungo il ruscello, dietro la sua casa.
Borbottando dove potesse essersi cacciato, Matilda riempiva il suo annaffiatoio di latta alla fontanella in pietra sul retro, quando notò una bellissima farfalla svolazzare sopra la sua testa. In realtà, le farfalle e tutti gli altri insetti, non è che la facessero impazzire, ma quella era davvero molto bella... anche se molto grossa! Osservandola però, nel suo battito d'ali leggero, non sembrava un farfalla. Matilda era talmente presa da quella creatura, che l'acqua raccolta strabordò e solo quando sentì freddo sui piedini racchiusi nelle ciabatte bucherellate, sobbalzò indietro accorgendosi di quanto avesse riempito il suo innaffiatoio. La farfalla non c'era più.
Era una calda giornata di Primavera, qualche nube leggera svolazzava nel cielo. Matilda riprese il suo lavoro e cominciò a bagnare le gerbere gialle. Passo dopo passo, il terriccio si inumidiva, colorandosi di un marrone scuro e di rosso... di rosso?? Già, c'era qualcosa di rosso che si muoveva lentamente sul gambo di una gerbera, forse si trattava di una coccinella. A guardarla bene era proprio una sorta di coccinella: tondeggiante, rossa scarlatta con i suoi ridicoli puntini neri e un visetto da bambina!
- Per tutte le cipolle, ma questa coccinella ha una faccia come la mia!
Matilda lasciò cadere l'innaffiatoio quasi vuoto e non esitò a sdraiarsi nella terra umida per osservare da vicino quella... cosa. La coccinella era davvero semi-umana e davanti agli occhioni verdi di Matilda, sorrise dolcemente. La bimba si pizzicò le braccia per capire se stesse sognando, ma in effetti era tutto vero: lo steccato azzurro di recinzione, il rumore del ruscello, il sole caldo sulla pelle... la coccinella che sorride! Matilda si alzò e di corsa raggiunse la casetta degli attrezzi, dove trovato quel che cercava, ritornò con gran fretta dalla sua coccinella, che ovviamente era già sparita. Matilda rimase in attesa con il suo barattolo, per catturare la coccinella o la farfalla, ma inaspettatamente, qualcos'altro si fece catturare di sua spontanea volontà, entrando nel barattolo di vetro, prontamente richiuso da Matilda con un tappo dorato.
Come per proteggere la sua scoperta, Matilda si nascose nella frescura della casetta degli attrezzi e alla luce dell'ingresso osservò il suo barattolo di vetro. All'interno se ne stava in panciolle, una bellissima libellula verde e turchina, con lunghe ali e un corpicino sinuoso... sul quale trovava posto un bellissimo viso paffuto e colorito. Matilda era euforica per la sua scoperta, ma Gigi non era ancora arrivato e davvero non poteva condividerla con nessuno, così continuò ad osservare quella creatura, nello spicchio di luce che penetrava dentro la casetta di legno. La libellula stava seduta dentro al vaso, con un'aria tranquilla, come se attendesse qualcosa; Matilda, pensado fra sè e sè, borbottò qualche parola e la Libellula rispose con cortesia:
- Non sono una libellula bambina... sono una fatalibella...
- Io lo sapevo che c'era qualcosa di strano nel giardino - commentò Matilda, questa volta ad alta voce.
- IO NON SONO STRANA. Sono una fatalibella.
- Scusami, non volevo offenderti, ma intendevo dire che...
- Non importa - la interruppe la fatalibella - Ora mi dovresti fare un favore, perché sono davvero affamata. Ce l'hai un vaso come questo, ma con della marmellata dentro??
- Certo, ma... come ti chiami?
- Io sono Zina e tu sei Matilda, vero?
Matilda sorrise e mettendo il vaso con Zina in una tasca del suo grembiule verde, corse in casa a cercare le marmellate di fragole della nonna. Non appena il tappo del vaso scoccò, Zina si drizzò in piedi, sbattendo freneticamente le sue ali lunghe e sottili e chiese alla bambina di farla uscire e non appena ottenne la sua libertà, Zina si fiondò sul vaso di marmellata e sedendosi sul bordo, cominciò ad affondare le minuscole dita in quella sostanza golosa e appiccicosa. Leccando le sue piccole dita, Zina fu rapita da quel sapore così delizioso! Con il pancino meno vuoto, Zina cominciò a raccontare fantastiche storie a Matilda e le confessò che fintanto avesse avuto quella marmellata così squisita, avrebbe sempre avuto il giardino piento di creature meravigliose come lei, le fatanelle o le farfafate.
Le chiecchierate fra Matilda e le fate del giardino durarono tutta la Primavera e tutta l'Estate, quando le fatine cominciarono a chiedere granite ghiacciate al posto della marmellata. Quei pomeriggi di racconti e storie restarono sempre un segreto, anche per Gigi, il miglior amico di Matilda, che non avrebbe mai potuto capire. Le storie incantate non erano il solo regalo che le fate lasciavano a Matilda, infatti anche il suo giardino godeva di un aspetto rigoglioso, ogni fiore risplendeva in tutti i colori della bella stagione, facendosi invidiare Matilda da tutti gli altri giardinieri del quartiere. Poi, con l'arrivo delle prime piogge e l'ingiallire delle foglie, le fate del giardino salutarono Matilda, ringraziandola di tutte le cure ricevute e delle molte prelibatezze, lasciandole un piccolo ma prezioso regalo: un pollice verde!
Ancora oggi, entrando nel bel negozio Il Giardino delle Fate, si respira un'aria magica, che Matilda conosce ancora molto bene...

3.4.11

Cheng e l'uomo bianco

Cheng era un frutto paffutello e pelosetto. Rispetto agli amici era un po' al di sotto della misura media, ma fu sempre convinto che a lui sarebbe stato riservato un grande destino. L'aveva sempre saputo, persino da quando mamma pianta aveva cominciato a germogliare il suo fiorellino candido, dai petali morbidi e ben arrotondati. Ovviamente, gli amici più grandi e grossi avevano un bel da fare prendendolo in giro, scherzando che sarebbe diventato famoso per essere il kiwi più piccolo della storia.
Il sole fece il suo giro, l'estate giunse nel Giardino delle Primizie e i raggi caldi e generosi di Luglio cominciarono a far crescere i frutti acerbi come Cheng e i suoi fratelli. La loro polpa succosa si faceva, giorno dopo giorno, sempre più gustosa e tenera. La pioggerella serale rinfrescava le foglie e dava nuovo nutrimento a quei frutti così misteriosi. Anche Cheng crebbe e raggiunse una misura perfetta, tanto che tutti i fratelli lo ammiravano, provando un pizzico di invidia.
Un giorno, nel Giardino delle Primizie del signor Hui, entrò un uomo vestito tutto di bianco, con un grande cappello in testa e dei guanti in pelle sottilissima. L'uomo, accompagnato dal minuscolo signor Hui, procedeva incantato fra le piante e i fiori del Giardino delle Primizie e quando giunse al cospetto della mamma pianta di Cheng, si fermò. L'uomo bianco osservò con cura il pergolato; passò in rassegna tutte le foglie e accarezzò delicatamente uno dei frutti: era Cheng. L'uomo bianco si voltò verso il signor Hui, che acconsentì silenziosamente. L'uomo bianco estrasse quindi un aggeggio sconosciuto dalla sua bisaccia e subito dopo, un lampo di luce accecò il signor Hui e illuminò tutta la mamma pianta e i suoi frutti. Poi, l'uomo bianco prese un piccolo coltello dalla tasca dei suoi calzoni bianchi in lino e si avvicinò a Cheng. Con delicatezza, staccò il frutto rigoglioso dalla sua mamma pianta, ne incise la buccia pelosa e quindi la polpa, di un verde smeraldo brillante tempestata di piccoli semi neri, simili a raggi in un kaleidoscopio. Una volta assoporato quel gusto così intenso, l'uomo bianco sorrise trionfale. La dolcezza asprognola di quel frutto gli avrebbe garantito un'immensa fortuna. L'uomo bianco chiese al signor Hui di poter prelevare un campione di frutti, che studiò a lungo nel suo laboratorio, molto lontano dal Giardino delle Primizie.
Da allora, l'immagine di Cheng fece il giro del mondo, diffondendo ovunque la fama del suo gusto e le proprietà nutritive della sua polpa. Un concentrato di energia verde, che ancora oggi deve la sua fortuna al piccolo e paffuto Cheng.

2.4.11

Grignis, il nemico della scuola

Fra i vari folletti dispettosi, ce n'è uno che crea non pochi problemi ai bambini in età scolare. Pochi ragazzi ne sono immuni, grazie alle difese dell'anti-folletto Disciplinorum, tutti gli altri incorrono nelle trappole di questo folletto perfido e tremendamente furbo.
Grignis è un folletto incolore, inodore e totalmente impalpabile. Non si manifesta mai, se non attraverso i comportamenti sbagliati dei bambini, puntualmente rimproverati dalle maestre. Grignis è il folletto della noia e della stanchezza. Non appena odora con il suo lungo naso, simile a quello dei formichieri, queste situazioni di pigrizia e malavoglia, stuzzica i pensieri dei bambini con la sua piuma verde smeraldo. La piuma di Grignis non sbaglia mai: non appena sfiora il pensiero di un qualsiasi fanciullo, questo prende a chiacchierare, a disturbare la lezione e persino a distrarre tutti i compagni con scherzi e giochetti. Se il resto dei bimbi ride agli scherzi provocati dalla piuma, Grignis si diverte più di loro e rincara la dose, condannando il povero bimbo disattento alle punizioni degli insegnanti.
Ora, Grignis è molto contagioso e come si diceva, pochi bimbi possono evitarlo senza difficoltà. Per tutti gli altri, seguendo questi pochi consigli, sarà possibile impedire che Grignis li scelga come prede preferite:
1) Al mattino fare una bella colazione, mangiando sempre un buon frutto o scegliendo una spremuta fresca di arancia o pompelmo: la vitamina C uccide la stanchezza!
2) Non ridere mai alle burle dei compagni: potrebbero essere affetti dal Grignis! Un sorriso basterà a non apparire antipatici, senza scatenare il divertimento del folletto furbone!
3) Non abbuffatevi all'intervallo e non consumate tutte le energie... ci sono altre ore di lezione, in cui il Grignis sarà ancora più contagioso!
4) Non andate mai a letto troppo tardi, soprattutto quando avete il pomeriggio il giorno successivo. Un accumulo di stanchezza è un forte richiamo per il Grignis!
5) Partecipate sempre alle lezioni, c'è qualcosa di interessante in ogni materia e l'interesse è la miglior medicina contro quel farabutto del Grignis!