Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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23.11.11

La Clinica per Pelosi del dottor Beaver

Un sole giallo e caldo illuminava la facciata arancione della bella villa. L'erba del prato era stata tagliata da poco e un buon profumo riempiva l'aria fredda d'autunno. Sarebbe stata una bellissima giornata per giocare al parco, rincorrendo qualche uccellino in cerca di provviste o solo per una passeggiata, c'era un ma...

"Una vocina squillante ci accolse, appena varcata la soglia. Era una dottoressa e portava un camice verde bosco, con una cuffietta, da cui spuntavano due piccole orecchie tonde. Ci disse che avremmo dovuto aspettare qualche minuto e si girò sui tacchi, mostrando una folta e curatissima codona bicolore. (Per fortuna non era spaventata, ghghgh! aggiunse Muffin sotto i baffi) Ma non era il momento di scherzare. La sala d'attesa era tappezzata di poster sulla corretta alimentazione, sull'importanza di una vita attiva, sul rispetto del bosco e delle sue creature... tutte cose che mi avrebbero appassionata e interessata, ma la mia testa era troppo piena di pensieri in quel momento e per lo più ero sola. Papà Manitoba era via per lavoro, già da qualche giorno e purtroppo non era con me a sostenermi in quella prova così dura... Macaron è il mio piccolino. C'era anche un distributore di croccantini a vari gusti e i piccoli si agitavano già da un po' attorno alle lucine colorate e allettanti, sghignazzando e facendo progetti sui loro acquisti. Io volevo solo che mi dicessero di entrare subito e sapere... ed essere tranquillizzata e..."

"Mamma Cake è molto agitata. Mio fratello non sta bene e ha la nausea da più di due giorni. Non mangia e non parla. Papà Manitoba è lontano per lavoro, lui ha tanti impegni. Siamo arrivati alla clinica, ma non ci fanno entrare ed è molto noioso. Ovvio, mi dispiace molto per Macaron, ma mi annoio lo stesso e anche Candy non vuole continuare ad aspettare in silenzio. Così ci siamo messi a giocare alla spesa, immaginando di comprare tutte le provviste per l'inverno dal distributore e di sistemarle nella grande dispensa del Letargo, il piano più caldo e asciutto della nostra splendida e adorata tana. Mi piacerebbe proprio essere a casa... potrei giocare e divertirmi, magari anche Macaron si sentirebbe meglio... invece siamo qui... uffi. Mamma mi ha guardato storto... sarà meglio che mi sieda quieto. Uffaaa, ma quando ci fanno entrare??"

"Perchè non mi chiama? In fondo, sa bene quanto io sia preoccupato e star loro lontano in questa situazione, raddoppia la mia ansia. Dovrebbero già essere arrivati da un pezzo alla clinica... Forse gli è successo qualcosa?? Forse dovrei rientrare a casa, Cake avrà certamente bisogno di me... Certo, qui il cantiere non può continuare senza la mia presenza, ma Macaron ha bisogno di me e gli affari possono aspettare. Cosa ci faccio ancora qui? Forza, chiudiamo il lavoro alle tubature con l'aiuto di Tube e mettiamoci in viaggio, la città non è di certo dietro l'angolo!"

La famiglia Otter era in piena agitazione. Da qualche giorno Macaron, uno dei gemellini più piccoli soffriva per una forte nausea che gli aveva rubato l'appetito e la voglia di giocare. Mamma Cake aveva già provato con tutti i rimedi del bosco, ma niente aveva potuto aiutare il suo cucciolo. Nemmeno il medico del bosco, il sig. Beaver, era riuscito a capire cosa lo facesse stare così male. La Clinica per pelosi era l'unica soluzione. Mamma Cake era già abbastanza agitata e un viaggio sola, di notte, verso la città non era quello che avrebbe preferito affrontare, ma non ci pensò due volte e si mise in viaggio, con i suoi cucciolini al seguito. Papà Manitoba era via per lavoro, ma non riuscì a restarvi a lungo, così raggiunse la sua famiglia in città, quando la dottoressa stava facendo entrare tutti nel reparto...
La sala visite era ordinata e pulitissima. I cucciolini forse avrebbero combinato qualche danno, ma leggendo nei pensieri di mamma Cake, la dottoressa che li aveva accolti, Miss Fitch prese per mano i piccoli di casa Otter e li accompagnò in una sala in fondo al corridoio: il regno di ogni cucciolo. C'erano ciotole con croccantini, acqua e bibite fresche, bacche e legni su cui rifarsi unghie e dentini, latte condensato e cremosi omogenizzati di frutta e delizie del bosco. C'era persino un mini ruscello per cuccioli di castoro! I piccoli Otter avevano trovato il modo di sconfiggere la noia. Nella sala visite, il silenzio era pesantissimo. Dopo qualche minuto si presentò il primario della clinica, il Dott. Fitcher, un elegante esemplare di puzzola, rinomato in tutto il bosco e in città per le sue conoscenze e le sue doti nella cura dei malanni animali.  Macaron venne posto sul tavolo per le visite e con un affanno, il piccolo si lasciò sistemare sul dorso. Dopo una visita accurata, il Dott. Fitcher compilò la scheda del paziente in silenzio, inserì i dati nel suo computer e solo dopo allora, si rivolse alla famiglia Otter, indicando che il paziente sarebbe dovuto rimanere in clinica per opportuni accertamenti. Cake si sentì svenire. Rianimata la signora Otter il dottore spiegò, finalmente con un po' di dolcezza, che non potevano comprendere il motivo di tale disturbo e avrebbe preferito curare il piccolo con liquidi re-idratanti, essendo molto provato dal vomito e dal digiuno di acqua e cibo dei giorni precedenti. Il giorno seguente, si sarebbe consultato con la sua collega e avrebbe stabilito il da farsi. Mamma Cake decise che si sarebbe fermata a vegliare il suo Macaron e Manitoba sarebbe tornato a casa con il resto della famiglia.
Organizzare tutti per la nanna fu un bel da fare, in clinica come a casa Otter! Nonostante la clinica fosse una struttura moderna e pluri-accessoriata, la signora Otter proprio non sapeva da che parte girarsi. Un po' l'agitazione, un po' la lontananza dalla sua bella tana sicura, continuava a rigirarsi nella sua brandina, gettando occhiate verso il lettuccio del suo cucciolo, verso la porta poi e ancora all'orologio... A tana Otter, Manitoba era ancora più impacciato. I cuccioli erano iper-attivi! Cuscini e coperte divennero un pretesto per buttare tutto all'aria. Dopo un po' di trambusto, Manitoba richiamò i piccoli in raccoglimento per unirsi in una piccola e semplice preghiera per il fratellino malato. La calma tornò nella tana e i cuccioli si misero ordinatamente in cerchio, con i loro testoni chini. Infine, tutti caddero in un profondo sonno ristoratore.
L'indomani, fu una sorpresa a risvegliare la vita nel bosco. Il piccolo Macaron era alla finestra a osservare a occhi sgranati il sole nascente. Quando un occhietto nero della signora Otter si aprì su quella visione, la lontra quasi trasalì! Non sapeva se per l'entusiasmo o per lo spavento di vedere il figlioletto in giro per la stanza, con quei fili attaccati alla zampina tosata. Lo abbracciò forte a sé e il piccolo, ignaro di tutto, sorrise sotto i sottili baffoni. La bella notizia si sparse in fretta: il piccolo Macaron era guarito. Così come era venuto, il suo malanno se n'era andato, per andare a disturbare chissà chi altro in giro per il bosco. A tana Otter lo schiamazzo fu tale che le povere cornacchie (le pettegole vicine di casa) svolazzarono via spaventante, gracchiando quanto fossero maleducati e selvatici quei cuccioli di lontra. Non importava! Macaron stava bene! L'allegra carovana partì verso la clinica, con il cuore alleggerito e pieno di gioia. Prima di entrare nell'ospedale, il papà ragguardì i suoi piccoli in modo che si comportassero bene all'interno della struttura. Giunti nella camera, trovarono mamma e il fratellino già pronti per tornare a casa e con un grande sorriso stampato sui musini. Fra gli abbracci, i gridolini comparve il Dott. Fitcher. Calò il silenzio, come se tutti ne avessero soggezione. Il dottore, con un sorriso spontaneo, annunciò che il piccolo Macaron avrebbe potuto fare ritorno a casa con il resto della famiglia e per festeggiare, avrebbero brindato e sgranocchiato le crocche del distributore all'ingresso tutti insieme! Wow! Il grido di gioia scoppiò in un battibaleno e tutti si recarono nella sala d'attesa, mentre Miss Fitch, alzava il volume dello stereo. Quel giorno tutti festeggiarono, i cuccioli Otter visitarono tutti i malati e donarono loro tempo prezioso, tornando a casa la sera, ricchi di speranze, sogni e semplice felicità.

I PERSONAGGI DELLA STORIA

La famiglia Otter



Otter in inglese significa lontra. Ecco mamma Cake e papà Manitoba in un ritratto di famiglia.






I medici della Clinica per Pelosi

Dott. Fitcher e Miss Fitch (Fitch puzzola in inglese) nella loro casa nel bosco (dopo aver conosciuto gli Otter, i due medici si sono uniti in matrimonio e si sono trasferiti nel bosco, aprendo un ambulatorio)




Il Dott. Beaver, l'anziano medico del bosco


Il Dott. Beaver, finalmente in pensione, nell'oasi relax per castori anziani. Il vecchio medico si dedica oggi alla composizione di poesie sul bosco e sulla vita che lo anima. Beaver significa castoro in inglese.




Qualche parola di Inglese:
Cake - torta
Muffin - chi non li conosce? Dolce da forno, spesso aromatizzato. I più diffusi sono al cioccolato o ai mirtilli.
Candy - dolcetto, caramella.

Ci sono gli altri due componenti della famiglia che non ho tradotto... Manitoba, si tratta di un tipo di farina adatto per cucinare pane, ma anche dolci! E Macaron... un delizioso dolcetto francese che diventerà famoso quanto e più dei simpatici Muffin!

7.11.11

L'inverno nell'isola lontana


In un'isola lontana, al di là del mare, al di là delle terre d'ambra e dei boschi di smeraldo, si trovava Hikuri. Viveva in un palazzo bianco come la neve, con il tetto appuntito e decorato di rosso. Hikuri apparteneva a un'importante famiglia, legata alla tradizione più che a ogni altra cosa. Hikuri non la pensava allo stesso modo. Hikuri frequentava una scuola prestigiosa, che pochi potevano permettersi. I suoi compagni venivano da famiglie come la sua e non giocavano con gli altri ragazzi, in realtà non li incontravano nemmeno. Mai.
Un giorno d'inverno, nel giardino della scuola di Hikuri, comparve un ragazzo nuovo. Il cortile era vuoto, l'orologio suonava le 11.00 in punto, di un mattino gelido e grigio. I passi del ragazzo e del suo accompagnatore risuonavano nel silenzio pungente dell'inverno, mentre sottili fili di pioggia scendevano sull'ombrello aperto. Non era come loro, ma indossava la stessa divisa. Qualche minuto dopo, la porta shoji della classe di Hikuro si aprì mostrando il preside e il ragazzo. Tutti si alzarono in uno scatto composto e salutarono il preside con il rei. Il ragazzo fu invitato a prendere posto. Hikuro notò l'ultimo bottone della sua divisa: era slacciato.
Le lezioni terminarono alle 12.30 e tutti si riversarono nei corridoi, creando un chiacchericcio simile a un brusio costante e noioso. Tutti tranne Hikuro, già alla finestra. I suoi occhi neri osservavano la pioggia e le nuvole, cercando di leggere qualcosa del loro lungo viaggio, qualcosa che parlasse di altri paesi, altre storie. Il ragazzo era seduto al suo banco e mangiava un piatto istantaneo comprato in un supermarket della città. Hikuro si voltò di scatto. Odiava il suo bento, ma quella zuppa aveva un'aria pessima. Le sfuggì un sorriso. Il ragazzo lo notò, abbassò lo sguardo e capì.
Il giorno seguente era la vigilia di Omedeto, il Natale giapponese. La scuola cominciò puntuale, i ragazzi entrarono in file ordinate e presero posto nelle aule. In silenzio. Hikuro era agitata. Il furoshiki che aveva scelto era scuro, con un ricamo rosso lacca, delle piccole foglie di acero. Il tempo non trascorreva veloce quanto avrebbe dovuto. Parole, storia, parole, tradizione, parole, gli anziani, parole. Il ragazzo trascriveva ogni sillaba, il suo sguardo era perso. La pausa delle 10.00 volò in un secondo e Hikuro rimase come al solito alla finestra. Il ragazzo era nel corridoio e parlava nella sua lingua al suo accompagnatore, lo stesso del giorno prima, che cercava di rassicurarlo. Lui era giapponese. Il resto delle lezioni passò in un vuoto ovattato, in cui un'ansia frenetica e nuova animava la piccola Hikuro. Le 12.00. Tutti uscirono. Il ragazzo ancora scriveva nel suo foglio. Hikuro si alzò senza rumore. Si avvicinò a lui. Il ragazzo si alzò, muovendo la sedia in un frastuono di metallo stridente. Le sue guance si arrossarono nel pallore del suo viso. Lei lo guardò, per un istante, fisso negli occhi. Le sue mani bianche lasciarono cadere il pacchetto avvolto nella seta pregiata. Poi se ne andò correndo, come nessuno avrebbe mai fatto.
 
Credits
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TaNte PaROLe NuOve:

Shoji - la tipica porta giapponese scorrevole. E' tradizionalmente realizzata in legno e carta ricavata dal gelso, che permetta alla luce di filtrare creando un'atmosfera soffusa.

Rei - il saluto, un importante aspetto della vita in oriente. Assume una connotazione profonda di rispetto, sincerità.

Bento - pranzo preparato per i figli o per i propri mariti. Gradevole agli occhi, dovrebbe comporsi di diversi tipi di cibo, presentati ordinatamente. Tradizione ancora perpetrata nelle famiglie giapponesi che, a quelli preconfezionati, continuano a preferire quelli homemade.

Omedeto - il Natale in Giappone non viene festeggiato dalla maggior parte della popolazione che è atea. La Vigilia però è celebrata in maniera romantica, quasi come un San Valentino occidentale, con scambi di doni e pensieri teneri.

1.11.11

All'ospedale dei gatti


E' arrivato Novembre e, per ora, non ci sono buone nuove...
Il mio e ormai anche vostro compagno di avventure e di giochi è ricoverato in una clinica veterinaria, in attesa di scoprire cosa occluda il suo stomaco, impedendone il normale funzionamento.

SBIRRO, FORZA!

In questo post, vi ho raccontato come si caratterizza la razza Bengala e allo stesso modo, credo sia molto utile condividere esperienze cliniche come questa, in modo da poter sapere come intervenire per aiutare i nostri piccoli amici (mio malgrado, perché ancora agitata e preoccupata).

Soltanto voi padroncini siete in grado di notare ogni piccolo cambiamento nel comportamento o nell'aspetto dei vostri amici a quattro zampe, per questo, il vostro intervento tempestivo potrà rivelarsi importantissimo per la loro salute e per favorire la loro guarigione. Per quanto riguarda Byron, tutto è iniziato con forti attacchi di vomito, inizialmente abbastanza sporadici e lievi, ma successivamente più intensi.

Segni visibile e riscontrabili da ogni padrone: vomito e nausa, mancanza di appetito e vitalità, stipsi.

Dopo aver notato che la situazione non migliorava, il passo successivo è stato un controllo specialistico dal veterinario. La disidratazione del gatto ha tempi molto più veloci che nei cani ed è in grado di provocare gravi danni conseguenti, così il primo trattamento è una flebo reidratante, in modo da rimettere in sesto il peloso. Oltre a ciò, il veterinario rileva una temperatura molto bassa, ipotermia, che nel Bengala è particolarmente sofferta, soprattutto nel cambio di stagione. Si tenta di placare la nausea con un farmaco specifico e Sbirro passa la notte e la giornata successiva senza avere più conati di vomito, ma privo di stimoli verso cibo e acqua, necessitando così un nuovo trattamento reidratante il pomeriggio successivo. Non nutrendosi più da ormai 3 giorni e persistendo sia nausea che stipsi, il ricovero diviene obbligatorio.

La clinica veterinaria è una bella casa in stile Liberty, con un giardino curato. La visita si compone di misurazione della temperatura (36.6°C!! molto bassa per un micio), peso (5.5 kg ha perso 0.5 hg), palpazione addominale, ascolto del battito, prelievo sanguineo. Dopo questo controllo scrupoloso (durante il quale il nostro Sbirro tira fuori la sua grinta per ribellarsi alle mani dei vet!) viene stabilito il ricovero, almeno fino all'esito dell'ecografia, che dovrebbe mostrare la natura del corpo estraneo ingerito e il prossimo step da seguire. Il mio bel gattone viene sistemato nella camera di degenza della clinica, con un cocker nero (entrato poco prima di noi) e chissà quale altro peloso.

Dopo un'intero pomeriggio, ci viene fatto sapere che l'ecografia non ha dato i risultati sperati: del corpo estraneo ingerito non c'è traccia e sembra sia in corso un'infiammazione acuta. Continua il trattamento per endovena, a cui viene aggiunto un farmaco per placare gli spasmi dello stomaco, che danno dolore al miciotto. In attesa di verificare che questi trattamenti abbiano un effetto, restiamo tutti con il fiato sospeso.
Solitamente vi salutiamo sempre insieme, ma oggi, Signori bambini, chiedo a voi di stringerci in un grande abbraccio. Ti aspettiamo alla Casa di Vetro piccolo Byron!

Ps- Se qualche vet fosse all'ascolto e avesse qualche suggerimento, sarò felice di ricevere i suoi consigli e rispondere, anche via e-mail!