Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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11.5.15

La signora Vasca e i tre faggi

C'era una volta una Vasca da bagno in ghisa, smaltata di bianco ed esterno verniciato bianco latte. Aveva quattro zampe leonine in ottone lucido e se ne stava accucciata in un vecchio bagno piastrellato di verde. Sopra di lei, le piastrelle erano state dipinte e un grande bosco lussureggiante allietava gli ospiti della signora Vasca da bagno.
Gli ospiti erano diversi: un bambino rosa e piccolissimo, che entrava da lei in compagnia di un'anitra galleggiante. Una bambina dai boccoli di rame e dalla pelle bianca quanto lo smalto della signora Vasca. Un vecchio barbuto e bruno, pieno di rughe e pieno di motivi di cui lamentarsi. Una donna robusta che lavava se stessa e il bambino, oltre alla signora Vasca che, per questo, le era molto grata. Un bambino sempre sporco di terra, erba e patacche di marmellata rinsecchita. 
La signora Vasca era stanca e demotivata. Non le bastava più ascoltare le canzoni dei suoi ospiti, i monologhi che tenevano fingendo le situazioni più Assurde. Lei voleva andarsene. Una mattina mentre la donna robusta spazzava il pavimento realizzò un qualcosa di fenomenale: lei aveva i piedi. Subito stiracchiò le sue zampette in ottone, si pompò di coraggio e bolle e proclamò solennemente: io partirò! 
La signora Vasca si mise in viaggio e attraversò dapprima il corridoio, quindi le scale ed infine la strada. Era nel mondo. Davanti a lei una stradina portava a un bosco proprio come quello delle piastrelle! Si mise in cammino e per giorni vide alberi, salutò ruscelli, incontrò animali e ne portò qualcuno con sé. Una volpe dalla coda lunga e voluminosa fece un tratto di strada con lei e, con la scusa di guidarla verso il bosco delle piastrelle, scroccò un passaggio gratis al suo interno. 
Dopo giorni di cammino la signora Vasca era esausta e decise di fermarsi. Era giunta su una collina dove, tre imponenti alberi la fissavano ombrosi. Il primo, quello a sinistra, le guardava i piedi. Il secondo stava cantando e non sembrava non aver fatto caso a lei. Il terzo le chiese chi fosse. 
- Buongiorno, io sono Vasca, voi chi siete? - sussurrò timida.
- Noi siamo i tre Faggi - rispose il terzo - Che ci fai qui? - continuò.
- Sono partita per un viaggio, per trovare un bosco che era dipinto a casa mia e che mi sembrava bellissimo, poi una volpe...
- Non puoi stare qui. C'è spazio solo per noi. - Disse il primo Faggio, quello che le aveva guardato i piedi.
La Vasca guardò la collina: non era poi tanto piccola. Il primo Faggio sembrò capire i suoi pensieri e si fece minaccioso, gracchiando che non poteva restare in quel luogo e che senza un permesso avrebbe dovuto sloggiare. Lei guardò implorante gli altri due, ma uno se ne stava intento a cantare e l'altro distolse lo sguardo. La Vasca non sapeva dove andare. Si trovava in un luogo lontano da casa, c'era un'aria di pioggia e cominciava ad avere paura. Era sola. Decise di tornare un pochino indietro sul sentiero, forse nel bosco avrebbe trovato riparo. Iniziò a piovere e le venne da piangere, ma tirò su con il suo tubo/naso e trattenne le lacrime. Aveva voluto partire e doveva sapere che qualcosa poteva andare storto! Non poteva e non voleva piangere, lei era una vasca adulta. In quel momento, qualcosa di un azzurro indescrivibile brillò fra gli alberi. Ancora accecata da quel bagliore, quando riuscì a vedere qualcosa, non poté credere ai suoi rubinetti: era un Elfo dell'ordine stellare di Wlonc. Era bellissimo. Una figura snella e alta, indossava un abito azzurrissimo con rifinitura dorate e il suo incarnato perfetto sembrava risplendere nella notte. I suoi occhi erano ancora più azzurri dell'azzurro e davvero erano luminosi! La Vasca restò impietrita e l'Elfo la accarezzò, dicendo:
- Non temere amica. Qui nel bosco la vita è dura e i suoi abitanti temono ciò che non conoscono. Ecco perché non hanno saputo accoglierti. Ho qui il permesso per restare sulla collina, se è quello il posto che ti piace, potresti lavorare come abbeveratoio per i miei pony e avresti le serate libere per cacciare le stelle e i sogni. Cosa ne pensi? -
La Vasca non stava più nella sua vernice e accettò la proposta felice come una doccia all'aperto! Come il sapone che scivola sul pavimento, come le bolle che scappano nell'aria! Aveva un suo posto e aveva un lavoro. Poteva guadagnarsi da vivere e inseguire le sue passioni quando era libera. Dopo qualche tempo, persino i tre Faggi diventarono suoi amici e molti furono i pomeriggi trascorsi a chiacchierare delle grandi Domande con loro. Oggi la Vasca è ripartita per un nuovo viaggio e di lei si sono perse le tracce. Per ricordarla, i Pony eressero un monumento attorno al suo posto, che ancora oggi domina la collina dei tre Faggi.







4.5.15

La bambina tempesta

C'era una volta, in una verde vallata, un super eroe creatore. Si chiamava SuperPipú. SuperPipú era il creatore della corrente elettrica, perché volando, installava tutti i pali della corrente lungo le coste delle montagne, garantendo a tutta la Valle la luce, anche fino a tarda notte, per leggere tutti i libri del mondo.
Un giorno SuperPipú volava sopra uno dei villaggi e vide qualcosa che lo attirò subito: una pasticceria. Dovete sapere che SuperPipú era molto goloso perciò, senza esitare, volò a terra e quando stava per atterrare, finì addosso a qualcuno. Bum! Era andato a sbattere contro laFata del Burro. La Fata del Burro lavorava nella Pasticceria e consegnava i dolci in bici da corsa: servizio espresso in tutta la valle! Fu amore a prima vista. 
SuperPipú e la fata del Burro si sposarono e continuarono a vivere felici nella valle. Fecero tre bellissimi bambini pestiferi e una bellissima bambina che aveva poteri magici come SuperPipú: era la bambina tempesta.
La bimba era buona e bellissima, ma farla arrabbiare poteva essere pericoloso perché le sue lacrime miste al l'elettricità di SuperPipú facevano scoppiare i temporali! Quelli estivi che fanno un sacco di tuoni e lampi. La bambina tempesta aveva paura dei suoi temporali e si nascondeva per giorni o almeno fino a quando fosse stata sicura che i tuoni fossero finiti. Un giorno la bambina tempesta se ne stava tranquilla in giardino, quando i suoi fratelli le fecero uno scherzo. Oltre che dei temporali, la bambina tempesta temeva i MAGGIOLINI. Quei teppistelli dei suoi fratelli, legarono una famiglia di maggiolini lucenti con del filo da pesca e cominciarono a farli svolazzare addosso alla bambina tempesta. Questa pianse e poi si arrabbiò scatenando un temporale nero come la notte, con tuoni fragorosi come una mandria di bufali in corsa e con lampi brillanti e lucenti. Questa volta anche i suoi fratelli si spaventarono, tanto da smetterla di farla arrabbiare.
Da quel giorno la bambina tempesta controllò la sua rabbia e scatenò solo qualche leggero piovasco e solo raramente qualche temporale. Almeno fino a quando anche lei diventò mamma della bambina che corre.
Ma questa, è un'altra storia.

PS- Buon compleanno Mamma!