Aprile è per Zogno e per la tirada di töle, che caccia l’inverno nel fragore
E’ già qualche giorno che una cauta primavera muove i suoi passi di bocciolo e tepore, tra scrosci di pioggia e vento frizzante, ancora pregno delle freddi nevi tardive. La luce è tornata e sulla Valle un nuovo entusiasmo si effonde: tutto si muove, tutto si risveglia. Per dare coraggio a questa rinascita pura, la tradizione insegna attraverso i ricordi di coloro che l’oggi non lo tiene a memoria, che si rende necessario far scappare l’inverno, allontanarlo, spaventarlo finché non giunga, di nuovo, il suo tempo di ghiaccio e candido freddo.
Il raduno è sul grande piazzale, dove ogni sabato bancarelle vocianti attirano curiosi e perditempo, beffardi monelli e malfidenti comari in cerca di un buon affare. La folla è ammucchiata in un solo e piccolo spicchio, fra le auto di chi ha perso il cammino o forse si è solo fermato per un buon bicchiere di vino.
Nonni e bambini, figli e fratelli, tutti schierati con armi di filo intrecciato a rottami, scatole vecchie, barili ammaccati chiamati a raccolta per sconfiggere l’esercito di cristallo del Vecchio canuto, ormai ridotto a poltiglia, ma ancor in vigor per soffiare di ghiaccio e gelida meraviglia...
Si è pronti! Si parte!
Il fragore è di tuono, il baccano infernale,
per le vie del paese non v’è canto dove poter rimediare!
E’ la voce di festa del popol contadino
che chiede a quel vecchio di accettar il suo destino.
Nel cappotto di neve e con il suo sguardo di ghiaccio,
il vecchio riparte per un viaggio all’addiaccio.
E se questa battaglia parrebbe una fine,
della nuova Primavera è solo il giusto confine.