Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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22.5.13

L'impasto impiastro fortunato


La casa dei Salsiccia sorgeva al centro di un bellissimo giardino, ricco di fiori provenienti da ogni parte del mondo. Fiorito 12 mesi all'anno, il giardino nascondeva la casa proteggendola da occhi indiscreti e curiosi incalliti. Certo i Salsiccia non erano i tipi da apprezzare questa caratteristica, tanto che l'esibire il loro stile di vita era una vera priorità per loro, così che il giardino fosse quasi d'impiccio, se non fosse per la bellezza rara e lussureggiante che ben esprimeva la ricchezza della famiglia. Da secoli, la tradizione era macellare e vendere carne. Macellai dall'epoca Feudale, in quella Comunale e nel Rinascimento, persino durante la Guerra, quando la carne scarseggiava e in pochi potevano permettersela, i Salsiccia quasi incomprensibilmente riuscirono a farla franca, guadagnandosi da vivere con la loro attività. Qualcuno parlava di ombrosi legami con i tedeschi, a quanto pare le truppe del Fuhrer facevano grandi scorpacciate di magatello, scaloppe e trippa. Una famiglia antica e chiassosa che abitava una delle case più belle di tutta la città, così lontana dai gusti pomposi della famiglia, forse perché soffiata tanto tempo prima a un concorrente mancellaio, sfinito da una feroce strategia concorrenziale che lo costrinse alla miseria, nonostante l'onesto lavoro di anni.
Si racconta che gli avi dell'attuale sig. Salsiccia iniziarono la loro attività fin dalla preistoria, allevando bestie e macellandone la carne. La conoscenza dei tagli, del perfetto equilibrio tra grasso e gusto si rinforzò con l'esperienza e venne tramandata di generazione in generazione, durante le freddi notti delle pianure, riscaldati dal calore e dal crepitio dei fuochi accesi. L'attuale famiglia si componeva di 7 strampalati elementi: il signor Salsiccia Gustavo, erede di tutta la fortuna e delle tradizioni, sua moglie Antonia, la madre del signor Salsiccia, che amava farsi chiamare Contessa anche se non lo era nè per titolo nè per merito, i tre figlioletti e lo zio Asdubrale, fratello del sig. Salsiccia, un esuberante quanto gaio individuo. Tutti vivevano sotto il tetto della grande villa, come da sempre, anche se la convivenza non era facile. La Contessa era una donna grassa, invadente e sfacciata e questo non favoriva i rapporti con la nuora, la gelida moglie del sig. Salsiccia, rigida e poco disponibile ad ogni sorta di rapporto umano. Il sig. Salsiccia era un misto di tracotante ignoranza e goffaggine, comandato a bacchetta dalle sue donne, totalmente incapace di muovere un passo senza il benestare di una delle due, ma presuntuoso a tal punto da non potersene rendere conto. Infine, Asdrubale, considerato la pecora nera della famiglia, un eccentrico e pittoresco individuo , che stonava con la gaia e inconsapevole rozzezza del resto della famiglia. Era un artista, un filosofo che si estraniava dal mondo e dalla realtà, per rifugiarsi in un mondo tutto suo, noncurante dei rimproveri della contessa, degli sproloqui che il fratello gli indirizzava né tantomeno dell'opinione della gente. Viveva libero da ogni costrizione o etichetta, spontaneamente. Ma ciò che lo rendeva ancor più inaccettabile per la sua famiglia, erano le sue abitudini alimentari. Asdrubale era vegano. No solo non mangiava carne, ma nemmeno i prodotti derivati dagli animali. Ovviamente rifiutò categoricamente anche la professione del macellaio. "Indegno e scellerato", così lo definiva la Contessa.
Fu il pluricentenario di attività a rompere gli equilibri instabili che da secoli tenevano incollata l'ingombrante famiglia (e che da sempre aveva la sua pecora nera...). In quell'occasione, Asdrubale si mostrò stranamente coinvolto nei preparativi della festa e volle in qualche modo mettere del suo nell'organizzazione del grande evento. Pensando e ripensando, si convinse che il miglior modo di partecipare era preparando lo spettacolare antipasto multipiano che da sempre lasciava tutti a bocca spalancata. Ovviamente un antipasto a base di carne che Asdrubale avrebbe rimpiazzato con una delle sue schifezze vegetariane, come diceva la Contessa, non cogliendo dopo tanti anni la sottile differenza tra vegano e vegetariano. Lo scontro fu aspro, ma Asdrubale, a differenza del fratello Gustavo, non lasciava a desiderare in quanto a cocciutaggine e idee proprie, cosìcché non si dichiarò disposto a cedere. La contessa fu inamovibile: era assurdo anche solo l'aver pensato di cancellare un piatto tanto importante per tutta la famiglia Salsiccia in favore di qualcosa di assolutamente insignificante, insapore e ignavo. (La contessa si fece prendere la mano dalle parole con la "i", scegliendo anche a sproposito i termini per manifestare il suo pensiero). Così, Gustavo fu incaricato di preparare la Supersalsicciasegretissimatradizionale e ad Asdrubale venne affidato il dolce. Sconfitto, ma non ancora finito, Asdrubale si chiuse nella biblioteca, alla ricerca del dolce perfetto: senza latte, senza uova, senza burro. Dopo giorni di clausura, lo si sentì esultare: "Eureka!" Aveva trovato la sua idea, la ricetta per il suo dolce perfetto. Le mucche si voltarono verso il palazzo in cerca di quel chiasso che le aveva distolte dal loro ruminare tranquillo, per tornare poco dopo alla stessa attività.
Le celebrazioni per il pluricentenario furono spettacolari. Fuochi d'artificio, ballerini, luci e musica! Fu una festa sfavillante e la Supersalsicciasegretissimatradizionale lasciò ogni palato deliziato da tanta bontà. Chi mai, a una festa di una famiglia di macellai, avrebbe potuto nutrire qualche aspettativa sul dolce? Nessuno, ecco perché al momento del dessert, completamente rimpinzati dalle portate salate, se ne stavano in panciolle sui divani. Nel frattempo, giù in cucina Asdrubale sembrava avere qualche difficoltà... tutto il personale lo guardava atterrito e persino intimorito, mentre si affaccendava per mescolare un pesante e appiccicoso impasto color senape. Per cercare di rendere tutto più semplice, il calderone venne posto sul fuoco, ma nulla sembrava sfaldare la compattezza collosa di quel... cibo. Così, avendo il forno ancora caldo per gli sformati di carne da poco serviti, il pallido Asdrubale ci ficcò il suo impasto, fiducioso di ottenere qualche miglioramento. Dentro al grande forno, l'impasto prese a lievitare e lievitare, gonfiandosi a dismisura in una palla enorme quasi quanto una mongolfiera! Ma la palla non si accontentò del grande forno e con la sua forza elastica spalancò lo sportello fuoriuscendo e invadendo la cucina e tutti i presenti che rimasero invischiati nelle sue trame di miele, miglio e chissà cos'altro. L'impasto non aveva tregua e trascinò con sè tutta la brigata di cucina che arrivò nel salone dove si erano raccolti gli ospiti come a cavallo di un'onda delle Hawaii. Dapprima lo stupore proruppe in uno scrosciante applauso, prendendo l'onda di cereali come un altro effetto speciale della famiglia Salsiccia, ma quando questo mare viscoso li travolse i loro sorrisi si tramutarno in sgomento e in urla di paura. Che disastro! L'intero palazzo era cosparso di una nuvola densa e collosa ripiena dei più importanti personaggi locali, che pendevano dai soffitti, brancolavano nella troba delle scale e annaspavano lungo i soffitti dei corridoi. Asdrubale si ritrovò incollato alla Contessa che paonazza per la rabbia non riusciva a non maledire il povero cuoco in erba. Solo una pioggerella battente e un forte venticello umido poterono liberare tutti gli invitati dalla morsa del dolce, ma non riuscirono a salvare Asdrubale dall'ira della madre che lo rincorse per tutta la casa, incappando nella sala dei giochi, dove i nipotini ancora incollati al lampadario, stavano leccando l'impasto che li aveva imprigionati, scoprendo quanto fosse buono: leggermente dolce, ma asprigno grazie al gusto inconfondibile dei lamponi... una vera delizia! La nonna si fermò di colpo e assaggiò l'impiastro rimasto su una seggiola. La sua espressione mutò in un lampo e si rivolse al figlio, trattenuto per il collo, con uno sguardo di compassionevole furbizia mentre Asdrubale rimase con la sua faccia attonita e naturalmente bislacca, senza comprendere i ragionamenti capitalistici della madre che già vedeva aprirsi una nuova era per la famiglia Salsiccia. Lo stesso giorno la Contessa chiamò all'alba avvocato, contabile e responsabile di produzione della sua azienda di carne e proferì con aria maestosa i suoi ordini farciti di scorrettezze grammaticali:
"Da oggi preparate una nuova linea di produzione. I dolciastri di Asdrubale si chiameranno I nuovissimi sani&buoni, marchio vegegatano che ci porterà ancora più guadagni! Tutto dovrà essere in linea con la filosofia di quel mat... ehm, di quel bravo figliolo di Asdrubale. Cambieremo anche cognome, chiedete a lui". Da allora, la famiglia Salsiccia tramutò il proprio cognome in Sanissimi e per loro iniziò un nuovo e fiorente periodo...!!