Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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29.7.15

La rivincita del 35 - come conquistare un ballo (e un principe) sbaragliando le stangone

C'era una volta, in una bottega di una viuzza del centro, una bella scatola nera, rivestita di una carta lucida rosso lacca al suo interno. Sul coperchio era stampato il nome di un famosissimo stilista, celebre per le sue splendide creazioni. La confezione se ne stava ordinatamente impilata con altre scatole, ma spiccava fra le tante in semplice cartone bianco, perché custodiva un modello prezioso, unico. Era qualcosa di assolutamente speciale, pensato per un avvenimento importantissimo. Nessuno ancora si poteva immaginare quale...

Ditemi voi, se IO, un modello unico al mondo, dovessi stare stipata in uno scaffale tra proletari e scadenti articoli da bancarella! Ditemelo! IO, ho sempre saputo che il mio destino sarebbe stato quello di diventare indimenticabile, ma al tempo del negozio non potevo proprio immaginare come avrei fatto a realizzarlo. Quante volte ho pensato di girare sui miei splendenti tacchi glitterati e di andarmene! In quel minuscolo paese ai confini della civiltà, mi sembrava così difficile trovare una ragazza degna della mia eleganza e soprattutto con un piede abbastanza aggraziato da calzare un numero così piccolo. Ero davvero sull'orlo di una crisi di nervi. Il modello accanto a me, una specie di ciabatta raso-terra, cercava di consolarmi parlandomi del Palazzo e dei Banchetti che vi venivano allestiti: Happy-Hour in total white, Brunch vegani, DJ-set con musica lounge, Runway con spettacoli live... Cosa avrei dato per potervi partecipare!! A volte mi chiedevo perché il mio designer mi avesse spedita in quella bottega così provinciale, IO, che ero fatta per la vita cittadina, per l'opera, per una prima, per il teatro! Perché mai affidare un modello come ME a quel negozio? Scelta così irragionevole e incomprensibile che mi faceva perdere i tacchi ogni volta che ci pensavo.
Un giorno, però, accadde qualcosa di diverso. Dalla fessura della mia scatola, vidi entrare un tizio sulla trentina, com'era glamour! Portava una barbetta scura, così perfettamente incolta! I suoi occhiali da sole in osso erano così ricercati e il mocassino in pelle verde bosco era sicuramente fatto a mano. Che classe! Questo signore spiegò al negoziante che presto sarebbe arrivata in città una personal-shopper mitica, anzi, magica! Usò proprio questo termine. Stava cercando dei pezzi unici e irripetibili per comporre l'outfit per un'importantissima serata a Palazzo di una delle sue clienti e stava passando a tappeto ogni bottega, per trovare qualcosa che nessun altro sulla faccia della Terra avrebbe potuto trovare. Il tizio prese nota sul suo iPad del nome e dell'indirizzo del negozio e se ne andò, salutando con un gesto così meravigliosamente francese, lasciando una fragranza ambrata che permase nell'aria, rendendo, per un attimo, quel loculo un posto ameno! Era il mio momento!! Stavo già sognando la notte a Palazzo, la mia entrata trionfale, il mio conquistare la scena, quando quell'idiota del negoziante prese un'altra scatola, con delle décolleté a mezzo tacco, color topo morto avvelenato e con un'orrenda spilla anni '80 dai riflessi terribilmente verdeggianti. Erano un incrocio tra una scarpa ortopedica e un modello da balera di valzer e mazurca. MA CHE GLI SALTAVA IN QUELLA ZUCCA VUOTA?! Quale pazza avrebbe mai scelto un outfit verde per una serata così importante?? Lo sanno tutti che è un colore così sfacciatamente presuntuoso! Ma cosa poteva saperne lui? Lui che le avrebbe persino abbinate a un abito beige o rosso fuoco... che immensa tristezza e inquietudine! Pose la scatola su un pouf bianco e si rimise a leggere il suo volume di Dickens. Avrebbe dovuto fare il libraio! Almeno per la letteratura aveva buon gusto. Ero disperata, rovinata, atterrita e ferita nel mio orgoglio di 12 cm di puro stiletto.
Il giorno seguente, la serranda si aprì alla solita ora e quello zuccone del negoziante entrò con i suoi soliti due minuti di anticipo, con la sua solita faccia slavata, con la sua solita svogliatezza e senza stile come sempre. Stava ancora accendendo le luci quando entrarono loro. Pump neri di Bottega Veneta allacciati alla caviglia, con una punta squisitamente tonda e un classico e rassicurante tubino nero, indubbiamente di Dolce e Gabbana con un paio di occhiali neri di Karen Walker e un foulard con dettagli azzurro turchino, indiscutibilmente di Hermes. Caschetto e una manicure nature impeccabile. Fantastica. Era lei, Azzura Magictour, la migliore personal-shopper del mondo! Chiese, con estrema gentilezza, di poter curiosare... Oh, che stile! Chi mai avrebbe potuto voler curiosare in quel postaccio! Aprì qualche scatola e notai una lieve piegatura del suo perfetto sopracciglio che spuntava dai Karen Walker e compresi la sua disapprovazione (ovviamente per il negoziante rimase imperturbabile) e quando le venne chiesto se ci fosse qualcosa di suo gradimento, lei risposte: - So che lei ha un modello molto ricercato, con dei cristalli Swarovski. - Non stavo più nella scatola!!!! - Vorrei vederlo, se fosse possibile - riprese. Quello stoccafisso sotto sale rimase impalato. Con un filo di voce, le rispose che quel modello (IO) era disponibile solo in un numero molto piccolo e che per di più era molto costoso. Sciocco. Dannatamente e infinitamente sciocco. Mi sarei voluta sotterrare per lui. Lei, bellissima, disse, con eleganza, che non c'era problema. Finalmente quel salame prese la sua scaletta e raggiunse l'unica scatola, in tutto il suo inutile negozio, degna di essere aperta dalle mani di Azzurra: la mia. Che emozione quando il coperchio venne tolto e la luce m'illuminò dopo tanto tempo. Quando il fruscio della carta velina lasciò presagire che presto lei, con grazia, mi avrebbe presa in mano per verificare che non mancasse nemmeno un cristallo. Quando la sua pelle toccò la mia, entrambe sentimmo la nostra magia. Ero in buone mani, che mi avrebbero affidato a buoni piedi. Disse che ero perfetta. Nonostante già lo sapessi, sussultai in punta! Chiuse l'acquisto senza nemmeno chiedere il prezzo (che signora) e io lasciai il negozio per raggiungere il mio destino. Il mio passato però non voleva mollarmi, perché dopo qualche passo, ricomparve il negoziante che agitando un calzascarpe, raggiunse la divina Azzurra.
- Si-si-signora, aveva dimenticato questo - balbettò il senza-stile.
- Che gentilezza d'altri tempi, rincorrermi sino a qui, vuole prendere con me un caffè? - (Ma era impazzita anche lei? Farsi vedere in giro con quel tale!)
Scelse lei, ovviamente il locale più cool della città. Caffè macchiato per lui (perdente) nero ed espresso per lei (così stilosa!) e chiacchierarono di libri (avevo detto che avrebbe dovuto fare il libraio!). Poi lei scappò via e IO con lei, mentre lui ci salutava con un gesto così infantile < mi permetto di aggiungere, anche se in questa storia non sono narratrice, ma solo per onor del vero, che il gesto di saluto era lo stesso del tizio molto glamour entrato nel negozio il giorno prima>.
Il giorno della grande serata arrivò. Ero stata abbinata a uno stupendo abito di Elie Saab presentato a Parigi lo scorso Gennaio. Un avorio segretamente sensuale, per un abito con leggere maniche a farfalla, arricchite da preziosi inserti in pizzo di tulipani, per ricamare l'incarnato, lasciando la schiena nuda e una vaporosa e impalpabile gonna fino a ME, il tocco di luce. Finalmente ero nel mio mondo: una cabina armadio grande quanto il negozio, piena di abiti da sogno realizzati nei tessuti più pregiati e con preziose rifiniture, composte da mani sapienti. C'erano altre scarpe, ma io me ne stavo al centro, su un cubo in pelle di struzzo tutto mio, di fronte allo specchio. Ero raggiante. Nel pomeriggio, arrivarono finalmente i miei piedi, ehm, voglio dire, arrivò la ragazza che mi avrebbe indossato la sera stessa. Devo ammettere che ne rimasi un po' delusa, In effetti era semplice, con un jeans e un'insulsa maglietta bianca. Per dirla tutta, era un po' bassettina, ma non potevo aspettarmi che una stangona potesse calzare il mio numero . I suoi lunghi capelli biondi e ricci sembravano luminescenti e i suoi occhi color nocciola erano penetranti. Dovevo riconoscerle che era bella, molto bella e con un sorriso pieno, semplice e solare. Quando provò l'oufit scelto da Azzurra le si gettò al collo felice, dicendole che IO ero fantastica. Già lo sapevo, ma insomma, fa sempre piacere sentirselo dire. Dopo ore di trucco e parrucco, eravamo pronte: la nostra serata era tutta per noi.
Arrivammo con quel tanto di ritardo che basta per essere notate, ma senza apparire maleducate. Eravamo raggianti. Tutti gli occhi puntati addosso, la piccola si muoveva con una leggiadria affascinante e raffinata e io la seguivo nei suoi passi perfettamente allineati. In molti si complimentarono con lei per la sua eleganza e in molte si appartarono con facce invidiose e sguardi fulminanti di rabbia. Arrivò anche l'ultimo ospite, si diceva fosse il figlio della splendida direttrice del più noto e patinato giornale di moda. Lei dettava la legge della moda, ovviamente dopo essersi confrontata con Azzurra Magictour, sua intimissima amica. Si presentò appunto con la madre, ma fu tale la folla attorno a loro che proprio non mi fu possibile scorgere nulla di quei due, se non fino a quando venne in nostro soccorso Azzura, bellissima come sempre, in un abito color cipria. Disse di seguirla, avremmo avuto l'onore di conoscere la regina della moda e suo figlio. Capii che la mia piccola amica cominciava ad agitarsi dal suo passo, reso frenetico dell'eccitazione di quel momento. Da quanto intesi, sognava di diventare una giornalista di moda. Superata la folla, apparvero loro: lei in un elegantissimo abito lungo blu notte e accanto un ragazzo magro in un abito Armani, semplicemente perfetto. Quando si voltarono rimasi di stucco. Non potevo credere alle mie punte. Accanto alla più influente giornalista di moda, se ne stava il mio negoziante, con la sua aria trasognata! Mentre Azzurra intercedeva per la ragazza, lo stoccafisso rimase magnetizzato dagli occhi della mia giovane amica e per fortuna, questa iniziò un discorso e lui ebbe la brillantissima idea di offrirle da bere. Ancora non potevo crederci, ma cominciai a capire come mai fossi in quel negozio, anche se rimaneva un mistero il perché il figlio di un mito della moda gestisse un provinciale negozio di calzature femminili.
Quella notte il negoziante non mollò un minuto la mia giovane e piccola amica, ciò che accadde poi, non mi fu dato sapere se non quando, un anno dopo, venni raccolta ancora una volta dalla mia preziosa scatola nera, per essere indossata come portafortuna. Era un altro gran giorno: un principesco abito bianco, accanto a un smoking impeccabile per coronare quel lieto finale che tutti ben conosciamo: e vissero per sempre, felici e contenti (e stilosi!).