Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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27.11.14

I sogni di Agostino - La buca degli angeli

Dopo la scuola, Agostino si avviò verso casa da solo, mangiucchiando qualche fetta di mela essiccata. Era l'unica frutta che riuscisse a mangiare. Mentre camminava con un piede davanti all'altro lungo il filare di pioppi che lo conduceva al borgo, qualcosa distrasse i suoi pensieri. C'era una figura rossa che attraversava i campi di granoturco. Era uno svolazzare nel vento del pomeriggio, un movimento fluido e regolare, non troppo veloce. Sgranando gli occhi, Agostino riconobbe lei: Alice. Ora, un bambino della sua età non avrebbe MAI potuto ammettere nemmeno a se stesso di avere un debole per una femmina. Le femmine sono fiocchi e stupidaggini, passano il tempo a ridacchiare in gruppo e Agostino proprio non le capiva. Però lei era strana, aveva qualcosa che le altre bambine non avevano. Però i maschi si interessavano di lucertole e rane, biciclette e motori, battaglie e fortini. Mica di femmine. Stava correndo verso il borgo, ma non stava sulla strada, lei attraversava il campo. Ogni tanto si fermava, chissà a fare cosa. Era tutto intento a guardarla, che non si accorse di aver lasciato la strada e aver preso a camminare sulla terra morbida e riversa del campo. La osservava: aveva una mantellina rossa, una di quelle che non se ne vedono più in giro. Portava dei calzoncini corti in jeans e delle scarpe da ginnastica di tela. Una camicia bianca con dei piccolissimi fiori rossi annodata sul ventre, i capelli biondi spettinati, raccolti in una coda che ne lasciava scappare la maggior parte sul viso. Era bella. Molto bella. Alice. Forse avrebbe potuto fare una corsa e raggiungerla, ma si! Avrebbero fatto insieme la strada verso casaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!!! Dove era finito? Agostino si tocco la testa, le braccia. Era tutto intero. Si guardò intorno e non vide nulla. Buio. Lo prese il panico, forse era finito in un pozzo, ma in quel momento alzò lo sguardo e una luce rassicurante gli colpì gli occhi, costretti a chiudersi per riabituarsi a quell'energia positiva. Quando li riaprì, un cielo turchino lo sovrastava e delle grosse, spumose nuvole bianche come panna attraversavano quello cerchio di cielo che riusciva a scorgere. Era come se fosse caduto in una buca, la cui cima era ornata da un'elegantissima balaustra di marmo bianco, con decori scuri e intagli raffinati. Sforzandosi di vedere meglio, notò che su quella balconata circolare c'era qualcuno. Agostino guardò meglio, ma gli occhi non lo tradivano: sul bordo del balcone, un pavone se ne stava appollaiato tranquillamente, mentre dei bambini gli ridacchiavano attorno, facendo capolino fra i marmi lucidi e lisci. Notò soltanto in un secondo momento che quei bambini erano nudi e... avevano le ali! Erano angioletti giocherelloni, ma con loro c'era anche una donna. Era bellissima. Portava i capelli raccolti sulla nuca, proprio come la principessa del drago e il suo sorriso delicato sembrava irradiare tutta la luce che giungeva fino a lui, in fondo alla buca. Attorno a lei, c'erano le sue damigelle che ridevano scioccamente. Le stava accanto una donna nera e impassibile, che sembrava proteggerla da qualsiasi cosa le fosse intorno. Ad un tratto, la dama gettò lo sguardo su Agostino, che arrossì senza motivo e abbassò la testa nel buio. La dama sembrò preoccuparsi molto e prese a strattonare la donna al suo fianco che, senza scomporsi, scomparve e ricomparì con una corda che calò nella buca. Agostino vi si aggrappò e si sentì trascinare dolcemente verso l'alto, verso la luce. Aprì gli occhi e vide suo padre che lo fissava preoccupato, attorniato da un sacco di altra gente. Gli spiegarono che era inciampato in un vecchio pioppo caduto la notte precedente, a causa del forte vento, e che probabilmente aveva picchiato la testa e perso i sensi. Già. Ma era già la seconda volta quel giorno...
Il suo babbo lo prese per mano e lo riaccompagnò a casa. Mentre camminavano, la mente del babbo si affollò di pensieri... chissà se lo stava crescendo bene, se avesse tutto quello di cui aveva bisogno. L'affetto della sua mamma sicuramente gli mancava e lui non poteva proprio farci nulla. Agostino, come se leggesse i suoi pensieri, lo guardò e gli disse: - Ti voglio bene papà - .