Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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7.11.11

L'inverno nell'isola lontana


In un'isola lontana, al di là del mare, al di là delle terre d'ambra e dei boschi di smeraldo, si trovava Hikuri. Viveva in un palazzo bianco come la neve, con il tetto appuntito e decorato di rosso. Hikuri apparteneva a un'importante famiglia, legata alla tradizione più che a ogni altra cosa. Hikuri non la pensava allo stesso modo. Hikuri frequentava una scuola prestigiosa, che pochi potevano permettersi. I suoi compagni venivano da famiglie come la sua e non giocavano con gli altri ragazzi, in realtà non li incontravano nemmeno. Mai.
Un giorno d'inverno, nel giardino della scuola di Hikuri, comparve un ragazzo nuovo. Il cortile era vuoto, l'orologio suonava le 11.00 in punto, di un mattino gelido e grigio. I passi del ragazzo e del suo accompagnatore risuonavano nel silenzio pungente dell'inverno, mentre sottili fili di pioggia scendevano sull'ombrello aperto. Non era come loro, ma indossava la stessa divisa. Qualche minuto dopo, la porta shoji della classe di Hikuro si aprì mostrando il preside e il ragazzo. Tutti si alzarono in uno scatto composto e salutarono il preside con il rei. Il ragazzo fu invitato a prendere posto. Hikuro notò l'ultimo bottone della sua divisa: era slacciato.
Le lezioni terminarono alle 12.30 e tutti si riversarono nei corridoi, creando un chiacchericcio simile a un brusio costante e noioso. Tutti tranne Hikuro, già alla finestra. I suoi occhi neri osservavano la pioggia e le nuvole, cercando di leggere qualcosa del loro lungo viaggio, qualcosa che parlasse di altri paesi, altre storie. Il ragazzo era seduto al suo banco e mangiava un piatto istantaneo comprato in un supermarket della città. Hikuro si voltò di scatto. Odiava il suo bento, ma quella zuppa aveva un'aria pessima. Le sfuggì un sorriso. Il ragazzo lo notò, abbassò lo sguardo e capì.
Il giorno seguente era la vigilia di Omedeto, il Natale giapponese. La scuola cominciò puntuale, i ragazzi entrarono in file ordinate e presero posto nelle aule. In silenzio. Hikuro era agitata. Il furoshiki che aveva scelto era scuro, con un ricamo rosso lacca, delle piccole foglie di acero. Il tempo non trascorreva veloce quanto avrebbe dovuto. Parole, storia, parole, tradizione, parole, gli anziani, parole. Il ragazzo trascriveva ogni sillaba, il suo sguardo era perso. La pausa delle 10.00 volò in un secondo e Hikuro rimase come al solito alla finestra. Il ragazzo era nel corridoio e parlava nella sua lingua al suo accompagnatore, lo stesso del giorno prima, che cercava di rassicurarlo. Lui era giapponese. Il resto delle lezioni passò in un vuoto ovattato, in cui un'ansia frenetica e nuova animava la piccola Hikuro. Le 12.00. Tutti uscirono. Il ragazzo ancora scriveva nel suo foglio. Hikuro si alzò senza rumore. Si avvicinò a lui. Il ragazzo si alzò, muovendo la sedia in un frastuono di metallo stridente. Le sue guance si arrossarono nel pallore del suo viso. Lei lo guardò, per un istante, fisso negli occhi. Le sue mani bianche lasciarono cadere il pacchetto avvolto nella seta pregiata. Poi se ne andò correndo, come nessuno avrebbe mai fatto.
 
Credits
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TaNte PaROLe NuOve:

Shoji - la tipica porta giapponese scorrevole. E' tradizionalmente realizzata in legno e carta ricavata dal gelso, che permetta alla luce di filtrare creando un'atmosfera soffusa.

Rei - il saluto, un importante aspetto della vita in oriente. Assume una connotazione profonda di rispetto, sincerità.

Bento - pranzo preparato per i figli o per i propri mariti. Gradevole agli occhi, dovrebbe comporsi di diversi tipi di cibo, presentati ordinatamente. Tradizione ancora perpetrata nelle famiglie giapponesi che, a quelli preconfezionati, continuano a preferire quelli homemade.

Omedeto - il Natale in Giappone non viene festeggiato dalla maggior parte della popolazione che è atea. La Vigilia però è celebrata in maniera romantica, quasi come un San Valentino occidentale, con scambi di doni e pensieri teneri.

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