Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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24.2.11

La camomagica


C’era una volta un vecchio paesello, inerpicato sui pendii di una stretta vallata. Qui abitavano ormai poche persone, perchè chi aveva potuto si era trasferito più a valle dove c’erano tutte le comodità. Di bambini non ne rimanevano molti se non Lea, che abitava con i nonni anziani e tanto affezionati al loro paesino da non volerlo abbandonare. La città era troppo caotica per le loro menti stanche e  anche troppo costosa. Così, soltanto in estate il paesello si ripopolava dei villeggianti dalla città.  Le loro case, rimaste chiuse per tutto l'inverno, si riaprivano al vento frizzante di giugno e Lea, finalmente, rivedeva il suo grande compagno di avventure: Pietro, un bimbetto vivace che trascorreva le vacanze al paesello con la sua famiglia.
Un giorno, i due amici si addentrarono più del solito nel bosco in cui giocavano sempre. In quella parte di foresta, le piante erano più fitte e scure, tanto che del cielo si potevano scorgere pochi ritagli celesti fra i rami degli alberi centenari. Per fortuna il sentiero era l’unica cosa che si continuava a vedere, era come brillante in quell’oscurità. E così, da un passo all’altro l’intreccio di alberi e liane si sbrogliò e davanti agli occhi sgranati dei due bambini si aprì una radura luminosa e verdeggiante. L’erbetta era fresca e morbida e pareva fosse stata appena tagliata. Degli alberoni  si stagliavano verso il cielo, a distanze perfettamente uguali, formando un grande cerchio tutt’intorno. Al centro poi, c’era una sorta di aiuola, piena di fiori variopinti e bacche lucidissime. I due golosoni si avvicinarono subito e mangiucchiando una mora di qua e un lampone di là, ben presto raggiunsero il centro di quella bella aiuola.
- Ehi Lea! Questo spuntino mi ha fatto... yawn... venire sonno.
- Già, sono... yawn... stanchissima anch'io. Forse potremmo riposarci un attimo, yawn, questi fiori sono così... yawn... morbidosi...
Risvegliandosi quasi di soprassalto da quel torpore, Lea e Pietro si ritrovarono insieme, ma la bella aiuola colorata e morbidosa aveva lasciato spazio a un gigantesco lettone soffice, al centro di una cameretta tutta in legno. C’erano scaffali molto più piccoli del letto, in cui erano riposti ordinatamente dei librotti di fiabe della buona notte e carillon per far addormentare i più piccoli . Il pavimento era ricoperto di soffici cuscini tutti sulle gradazioni del blu e dei toni del celeste. Aprendo un armadio i due trovarono molti pigiamini e camicie da notte, con tanto di cuffia e calze abbinate. Sui comodini ai lati del letto c’erano due piccole luci soffuse e diverse tazze di camomilla Dolci Sogni, così riportava l'etichetta della bustina.
Stavano ancora guardandosi in giro disorientati, quando un omino bassetto e rotondo, in camicia da notte fino ai piedoni inciabattati, gli offrì uno sdentato sorriso e disse:
- Benvenuti a Città del sonno!
 Senza aspettare un loro commento, si avviò per un lungo cunicolo scuro, che si intrecciava con molti altri. Pietro e Lea si avviarono subito dietro di lui, per seguirlo, ancora increduli dell'accaduto. Le pareti di quei lunghi corridoi sembravano infinite spirali viola sulle cui pareti erano appesi giganteschi ritratti di persone beatamente addormentate. Lea e Pietro si guardarono senza riuscire a dire nulla. Poi un risolino scappò ad entrambi per la buffa cuffia rossa, in tinta alle ciabattone, della loro stranissima guida.
Dopo aver camminato per ore, o per lo meno a loro così sembrò, sbucarono finalmente alla fine del tunnel e rotolarono giù per uno scivolo che li portò all’interno di un grosso recinto pieno di... pecore! L’omino atterrò con leggerezza sui due piedoni ed esordì:
- Questo è il Reparto di Smistamento Pecore, quelle che voi umani contate per addormentarvi. E’ nostro compito ricontarle e condurle ai Canali Sonnolenti dove, attraverso appositi battelli, possano tornare da voi, in modo che possiate ricominciare a contare.
Dallo scivolo, intanto, continuavano a rotolare nuove pecore, che venivano diligentemente contate da omini praticamente identici al loro accompagnatore . L’omino era molto serio e orgoglioso, perciò i due monelli decisero di stare in silenzio ed ascoltare quieti.
Dopo aver dato un'occhiata nei diversi recinti, l’omino prese tre pecore, ne cavalcò una e invitò i due ragazzi a fare altrettanto: Lea riuscì subito a imitarlo, mentre Pietro ebbe qualche problema in più, ritrovandosi persino con le spalle verso il senso di marcia! La compagnia partì e l’uomo si diresse verso una collina in fondo al prato dei recinti di smistamento. Lassù c’era una specie di stabilimento tutto argentato e dalla ciminiera più alta sbuffavano di tanto in tanto nuvolette simili a quelle dei fumetti. Lasciata la loro cavalcatura (che se ne ritornò sgambettando ai recinti), l’omino li condusse al portone d’ingresso, su cui stava scritto: Fabbrica dei Sogni, ingresso consentito ai felici. L’omino aprì il portone con una tessera magnetica a forma di letto e li fece entrare dicendo:
- Questo è il reparto più importante. In questo luogo fabbrichiamo i sogni. Meglio raggiungere subito la Sala Produzione.
Si avviò a passo svelto, seguito dai due ospiti, per corridoi, dove invece dei tappeti a cui tutti siamo abituati, si dipanavano lunghissime lenzuola, di morbida flanella. Entrarono nella Sala Produzione dove era tutto uno sbuffare di nuvolette.
- Vedete, questa zona è collegata alla Sala Elaborazione, dove vengono elaborati i desideri dei bambini buoni, per poi essere tramutati qui in sogni consumabili la notte stessa, eh eh, siamo molto veloci ed efficienti! Si stava già avviando oltre, quando Pietro notò un grosso tubo nero che vorticava per aria, con un vocino chiese: - Quello che cos’è signore?
- Per tutti i letti a castello! Quello è il tubo della paura! Da lì arrivano con pecore express le paure dei bambini cattivi e noi produciamo con quella macchina nera incubi per educarli! Ma cari, questo non è il vostro caso, dobbiamo correre dal Sindaco!
Uscirono dalla fabbrica e questa volta ad aspettarli c’era un SonnoBus come disse l’omino. Salirono e cercarono i posti migliori, ovviamente quelli in fondo. Appena toccarono i sedili di quella vettura (comodi quanto i loro lettini a casa) caddero in un sonno soave, sognando molti mondi da esplorare e tesori da scoprire e si svegliarono solo con il trillo di una sveglia, l’omino aveva infatti richiesto di fermarsi.
Erano arrivati al Municipio della Città del Sonno. Si trattava di un altissimo grattacielo, ma fatto come un gigantesco letto a castello, di cui davvero non sembrava potersi intravedere la cima. L’omino estrasse dalla sua cuffia da notte una minuscola chiave con tanto di portachiavi tintinnante (ovviamente si trattava di cuscini tintinnanti!). La loro guida osservò la gigantesca sveglia sulla facciata e affermò :
- Lea e Pietro, mi dispiace ma devo rientrare al lavoro, pertanto vi lascio in compagnia del nostro Sindaco, non appena terminato il vostro appuntamento, il Sonnobus sarà qui fuori per riportarvi a casa! Arrivederci! - E così dicendo scomparve in un guizzo.
I due bambini, un po’ intimoriti, entrarono nell’edificio. Al banco informazioni sedeva un omino come la loro guida, che li aveva appena lasciati. Appena li vide, indicò con la sua manina tozza la grande scala a sinistra. I milioni di gradini li condussero esattamente fuori dall’ufficio del Sindaco. Il campanello era una sveglia e per poter suonare era necessario caricarla con l’ora d’arrivo: il meccanismo rispose subito ai comandi e la sveglia trillò allegra. La porta si aprì automaticamente. La stanza, da letto s’intende, era tutta ricoperta da trapunte variopinte, i tendoni erano lenzuola di cotone colorato…ma…nella stanza non c'era nessuno. Fermi immobili al centro della stanza, sentirono provenire dal letto un leggerissimo russare, lento e costante. Si stavano avvicinando al lettone, quando dalle coperte sbucò fuori un bambino, più o meno della loro età:
- Ciao! Io sono il Sindaco della Città del Sonno!
- Coome?! Tu? - Esclamarono Lea e Pietro in corso.
- Vi ho mandati a chiamare perché siete due ragazzetti birichini, ma molto buoni! -
Pietro lo guardò incredulo. L’altro bimbetto gli rispose con un sorriso malandrino, per scomparire in una leggerissima nuvola bianca e ripresentarsi con le fattezze di tutti gli altri omini, anche se molto più vecchio.
- Era per mettervi a vostro agio… Insomma, veniamo a noi, come dicevo, voi siete stati eletti Bambini-Buoni dell’Annosonno, perciò avete diritto al vostro premio…che, ecco, è qui da qualche parte… ah sì, ehm no. Reeella!! Quella pecora mi scompiglia tutto il mio disordine, ah! Eccolo! Ce l'avevo in tasca!
L’ometto gli si avvicinò e gli fece cadere tra le mani una manciata di polverina gialla.
- Questa è Camomagica, scioglietela in acqua bollente e bevetene un sorso ogni volta che vorrete tramutare un vostro sogno in realtà! Ve la metterò nel Magicosaccoletto-non-finisce, in modo da averne una bella scorta!
Il Sindaco li guardò sorridendo,  mostrando una bella boccuccia senza nessun dente. Non aveva ancora finito di sorridere che cadde di nuovo addormentato, la sveglia all’ingresso suonò di nuovo e Lea e Pietro capirono di doversene andare. Uscirono di corsa con i loro Magicisacchiletto-non-finiscono e salirono in fretta sul  SonnoBus che, in un viaggio di sonno, li riportò ai loro letti, dove si risvegliarono stringendo fra le mani un saccoletto, come quelli da campeggio.
Lea e Pietro decisero di non condividere con nessuno il loro meraviglioso segreto, sicuri che non ci sarebbe stata persona in paese che avrebbe potuto credere al loro racconto! Lea, che tanto amava i suoi nonni, decise di regalar loro un po' della sua Camomagica, divertendosi a veder realizzare i sogni dei due anziani. Entrambi si guadagnarono una bella dentiera con cui divorarono subito una stecca di croccante alle mandorle! Poi, il nonno sognò una radio per ascoltare l'opera di tanto in tanto, mentre la nonna optò per un tecnologico robot da cucina, con cui preparò litri di dolcissima marmellata ai mirtilli del bosco.
Nessuno in paese si chiese come certe cose potessero avvenire, i grandi non badano ai cambiamenti o alle piccole sfumature. I bimbi e gli anziani sì, godendo anche dei relativi vantaggi.

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