Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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28.2.11

Una notte e un berretto

C’era un tempo una storia piccola e leggera, trasportata dal vento e dalle ali di qualche cinciallegra diretta nella stessa direzione della storiella: un balconcino, che si apriva dalla stanza di un bimbo non ancora addormentato e in attesa della sua favola della buona notte… ascolta, bimbo caro…
Era una limpida mattinata di primavera, la valle si stava ancora svegliando sotto i raggi del primo sole. Il tepore di primo mattino riscaldava i piccoli fili d’erba, infreddoliti dalle goccioline di rugiada della notte. I ranuncoli stendevano le loro fogliolette su cui le insonnolite farfalle aprivano le loro ali variopinte, dopo una lunga notte di riposo. Tutto, piano piano, salutava il nuovo giorno che già cresceva nel limpido cielo azzurro.

L’angusta valle s’inerpicava su vecchie montagne, le cui vette erano appena impolverate di soffice neve. I fianchi delle montagne, spruzzati qua e là di casine, verdeggiavano di Primavera; i profumi di erbe aromatiche, trascinati da un leggero venticello, s’intrecciavano con gustosi sapori: patate appena scottate nell’olio sulle nere stufe di ghisa, bricchi di latte spumeggianti, caldi cornetti appena sfornati e  tanto pane croccante spalmato di burro e morbide marmellate… nelle casine le colazioni erano già in tavola. Il ballo indaffarato del vento portava i profumi di ginepro sui focolari, volava verso il cielo in vorticosi passi fino alle stelle, che s’intravedevano ancora nel chiarore del mattino.
Proprio da queste parti, raggiunto il paese sulla costa della montagna, la strada fangosa portava alla casetta del Sig. Boscofruttoso. Dalla stradina si poteva scorgere una casa in pietra, sistemata sulla collina più verde. Le sue finestrelle erano accese di piccole fiammelle rosse che brillavano con calore. C’erano anche altre costruzioni nella radura: una chiesina, ricavata dalla vecchia stalla e laggiù infondo, la stalla nuova, l’orgoglio dei Sig. Boscofruttoso! La piccola famigliola viveva da generazioni in quel luogo incantato e sembrava che ormai non l’avrebbero mai più abbandonato.
Il Sig. Boscofruttoso era un ometto cicciotto, con grandi baffoni bianchi e un paio di occhiali, con i quali osservava i più piccoli dettagli dei fiori e delle piante. Portava sempre il cappello, qualcuno in paese, diceva perché era pelato!! Chissà! Sua moglie, una signora esile e sempre ordinatissima, curava la casetta e la chiesina, cercando sempre di accontentare la vecchia nonna che viveva con loro e che, beh, nonostante i suoi capelli grigi, aveva ancora il suo caratterino! Nella famigliola c’era poi Chicco, un bimbetto vivace, dai capelli foltissimi e neri come la notte. Sempre a caccia di guai, impegnava i suoi genitori da mattina a sera, anche se la maggior parte delle sue giornate, le trascorreva galoppando per i prati con Martino, il suo cavallo. I due erano davvero inseparabili, non passava pomeriggio, in cui Chicco non stava con Martino e l’animale sembrava divertirsi quanto il suo padroncino.
Ma ecco aprirsi la porticina della stalla, un omettino, in salopette blu infilata in grandi stivaloni verdi, con un grosso cappello in testa, si dirigeva svelto verso la casettina. In una mano stringeva un secchiellaccio in latta, incrostato di giallo all’interno, dove il latte delle caprette sguazzava appena munto. Nell’altro una testa d’aglio, la nonna ci teneva molto, si diceva tenesse lontani gli spiriti maligni. Da una delle finestrelle, la Sig. Boscofruttoso sbatacchiava i tappeti pesanti delle camere da letto: 
- Berto! Ti stiamo aspettando, quanto ci hai messo? - disse la Signora. 
- Arrivo, arrivo… che barba! - rispose il Sig. Boscofruttoso borbottando altro sotto i baffi.
Una volta arrivato, spiegò che aveva trovato tutto molto in disordine nella stalla nuova, le caprette molto agitate, ma inspiegabilmente il latte già munto e i cavalli già al prato. Credendo fosse opera di Chicco, suo padre era già deciso a rimproverarlo, per avergli fatto prendere uno spavento per il disordine, ma soprattutto per essere sgattaiolato fuori casa quando era ancora buio (e senz’aglio, per giunta!). Chicco scese la scala scricchiolante con estrema lentezza, ancora intorpidito dal lungo sonno. 
- Chicco per tutti gli scoiattoli, dove sei stato stanotte? - esclamò il vecchio padre arrabbiato. Chicco, nel suo pigiametto rosso, lo guardò con una faccia senza espressione, sgranando i suoi vispi occhietti verdi, per abituarsi alla luce.
- Io? E dove vuoi che sia andato?A letto! - rispose svogliatamente il bambino. 
- Oh gattaccio!! Racconta queste frottole a qualcun altro! Ho trovato tutto in disordine nella stalla, chi vuoi che sia stato se non tu, monellaccio bugiardello! - sbraitò il Sig. Boscofruttoso. 
- Ma io… - 
- Niente ma! Per punizione, non verrai al mercato con me e la mamma! Ti occuperai invece della povera nonna: le taglierai le unghie! -
Pietro si prese un pezzo di focaccia appena sfornata e se ne tornò arrabbiato in camera sua pensando fra sé: "E’ sempre colpa mia, non ho fatto una mela secca, ma per lui sono stato io! E in più niente mercato, niente bicicletta nuova… in compenso, unghie della nonna: bleah!" Intanto, al piano inferiore tutto fremeva per i preparativi per salire in paese, per la famigliola il Giovedì era giorno di mercato e momento per trovarsi con gli amici in paese e chiacchierare a suon di frittelle e vinello nuovo.
"Non sono stato io, ma tutto è molto strano… devo lasciar andar via mamma e papà, far addormentare la nonnina e poi… scoprire il segreto! Martino sarà con me, mi porterà lui verso l’indizio giusto!”. Detto, fatto! Chicco era già in cammino verso la stalla accompagnato dal suo fedele compagno. Il vecchio portoncino cigolò appena Chicco lo aprì, nella stalla tutto era ormai silenzioso. I due amici cominciarono ad aggirarsi in tutti i cantoni, sgranocchiando insieme la focaccia (il loro pranzo), nulla di sospetto. Caprette brulicanti, attrezzi nell’armadio, balle di fieno impilate… Impilate?? Ma quello era il compito di Chicco!! Il cavallino cominciò a nitrire in direzione delle balle, Chicco gli corse incontro. Stava osservando come fossero ben allacciati i fili, quando la sua attenzione fu catturata da una cuffietta arancione di dimensioni piccolissime…che poteva essere? Martino raspò a terra nitrendo, Chicco allora gli saltò in groppa e già al piccolo galoppo, Martino si diresse verso il Bosco Incantato. Il bosco era chiamato così per la bellezza delle sue piante, rigogliose e piene di fiori e bacche. La nonna, che in quel momento ronfava tranquilla, era convinta che fosse abitato da strane creature, ma nessuno, tranne Chicco, le credeva più e quella cuffietta sembrava darle ragione. I due compagni di avventure erano ansiosi di raggiungere il bosco, ma durante il loro tragitto, Chicco scorse un uccellino impigliato in un cespuglio di rovi. Preoccupato per la creaturina, con un fischio richiamò Martino al passo, che subito ubbidì. Nonostante la fretta, Pietro liberò delicatamente il piccolo pettirosso, che subito squittì contento! Chicco lo abbeverò con la sua borraccia, questo, fatto qualche sorso volò via allegro. Un sincero sorriso sbocciò sulle guanciotte rosse di Chicco e Martino approvò scuotendo su e giu il suo musone. Ma non c’era tempo da perdere, il bosco aspettava e la nonna poteva svegliarsi da un momento all’altro! Chicco s’incamminò alle soglie del bosco, Martino gli andava dietro. Arrivarono fino al centro del bosco, in una piccola radura, nessun rumore. Il muschio incastonato sulle pietre bianche, i tronchi impetuosi e i cespugli di biancospino. Nient’altro. Chicco capì che doveva aspettare la notte, ma come avrebbe fatto ad uscire senza essere visto?! Tornò verso casa un po’ deluso, sistemò Martino nel suo recinto speciale, gli riempì il secchio di acqua fresca e la mangiatoia di croccante avena. Lo salutò facendogli solletico sul nasone e lui lo stropicciò contento.
Una volta in casa, trovò la nonna ancora addormentata, stava prendendo le forbicine per fare il suo dovere…ma, le unghie erano già tagliate!! E spennellate di smalto! Stava cercando di capacitarsi di questo, quando il trillo del telefono giallo svegliò la nonna e attirò Chicco fino al mobiletto dell’ingresso: 
- Pronto, pronto?? Chiccooo?? Sono la mamma tesorino!! - 
E Chicco: - Sì, dimmi mamma, che c’è? -
- Senti, hai tagliato le unghie alla nonna vero, certo che l’hai fatto, ascolta noi ci dobbiamo trattenere qui all’osteria della zia Melalinda, purtroppo è piena di lavoro e da sola proprio non ce la fa! Così staremo qui a dormire!!Non devi aver paura, c’è la nonna e poi sta venendo giù anche la tua cuginetta Mia, si occuperà della cena, quindi comportati bene, ora devo andare! -
- Mamma, io… - e la mamma aveva già riattaccato! Che disdetta,Chicco avrebbe potuto muoversi tranquillo solo con la nonna, ma con MIA!!! Aveva appena posato il telefono, quando bussarono alla porta “Ma non ci credo, è già qui! Addio scampagnata nei boschi!”. Mia entrò, era tutta vestita di azzurro e il suo naso a punta sembrava pizzicare la luna. Posò la borsina con calma, baciò la nonna, che rispose con uno sdentato sorriso, e cominciò ad attaccare la cena… ormai era già tardo pomeriggio!
Si fece sera, la cena fu consumata tranquillamente, Chicco dopo aver aiutato Mia a sistemare e aver accompagnato la nonna fino alla sua camera, cercò lo smalto ovunque, ma non ne trovò nemmeno l’ombra! Infatti in casa non lo usava nessuno, anche se alla nonna sarebbe piaciuto averlo! Chicco decise di andare a letto presto, così anche Mia lo imitò. Non appena sentì che era tutto tranquillo, scese le scale: 
- Beccato! Dove vai? - la luce si accese e Chicco trovò Mia seduta davanti alla porta, in camicia da notte rosa. 
- Oh, senti Mia, è una storia lunga, ma se vieni con me e tieni la bocca chiusa, ti racconterò tutto! - 
La ragazzina, poco più grande di lui, lanciò il suo nasetto in un sì deciso! Partirono insieme e tutto fu spiegato anche a Mia. Mia era in rosa, Chicco aveva il pigiama rosso e Martino la sua cuffia da notte verde (contro il freddo!).
Arrivati al centro del Bosco Incantato, tutto sembrava tranquillo, i tre si tenevano vicini. Chicco teneva in una tasca la cuffia arancio, nell’altra l’aglio, non si poteva mai sapere! Ad un tratto tra le foglie, s’accesero mille e più luci bianche, una melodia leggera s’alzo accompagnata dal vento e milioni di piccoli elfi colorati si avvicinarono ai tre amici. Uno di loro andò verso Chicco, gli chiese di chinarsi e gli sussurrò in un orecchio magiche parole, Chicco gli offrì in cambio la sua cuffia e l’elfo gli lasciò cadere nella mano una minuscola fiala… Chicco chiuse gli occhi, tutto s’offuscò!
Il giorno dopo, Chicco si trovò nel suo letto. Scese in fretta le scale, Mia dormiva nella sua stanza. Guardò fuori, le orecchie di Martino sbucavano dalla porta del suo recinto. Mise una mano in tasca, trovò la piccola fiala. Allora capì. Tutto. Gli elfi, il loro lavoro… e il loro segreto! Da allora ogni viaggiatore trova riparo presso la casina, in cui prima di ripartire fa tesoro del segreto svelato quella notte…



Se anche tu, bimbetto,
degli elfi il segreto vuoi scovare,
là sulla montagna c’è il magico boschetto
non aspettare, corri a guardare!
Nella tua valle fin quasi a una piccola sera,
scopri il mondo in cui la vita è ancor vera!

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