Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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13.7.11

L'hotel - 1. Una pizza per cena e te al bergamotto

La tazza di latte era già pronta in tavola, con la scatola di biscotti e la mela, tagliata a fettine sottili, spruzzata di limone e succo di pompelmo. Dalla cucina arrivavano, attutiti, rumori di stoviglie, borbottio di pentole piene di verdure e bontà. Le persiane lasciavano entrare un'aria fresca del mattino e qualche raggio di un sole ancora tiepido. Nel corridoio la pendola rintoccava ogni minuto. Mila amava svegliarsi a casa della nonna, perché era una casa viva, piena di suoni, colori e profumi. La sua casa era asettica e monocromatica. Stroppiciandosi gli occhi, diede un'occhiata al cellulare per accorgersi che il suo corpo era ancora abituato alla sveglia della scuola. Erano solo le 7.15, ma tanto valeva alzarsi, sapeva che non sarebbe riuscita a prendere sonno. Mila scese in cucina, dove trovò la nonna già indaffarata e suo fratello già davanti alla tv. Diede un bacio con schiocco alla nonna che ricambiò con un sorriso ancora sdentato (la dentiera riposava in bagno, probabilmente, dentro a un bicchiere di acqua frizzante, che la teneva pulita secondo la donna). Suo fratello alzò distrattamente la mano, dopo il saluto della sorella. Era bellissimo potersi sedere con calma e gustare la colazione già pronta, scambiando quattro chiacchiere con la nonna; a casa non succedeva mai. La mamma era sempre di fretta e prendeva una tazza di caffè nero in piedi, mandando un'e-mail e parlando al cellulare con l'ufficio e papà usciva molto prima di quando loro si svegliavano. Mila doveva prepararsi qualcosa da sola e fare lo stesso per il marmocchio.
Era una strana giornata di metà giugno. Quell'anno l'estate sembrava non arrivare mai, ogni giorno una pioggia fitta inumidiva i prati e rendeva scintillante l'asfalto sulle strade. Delle nubi basse restavano in sospeso sui lunghi pomeriggi senza sole e le frequenti piogge provocavano ancora malanni di stagione. Il marmocchio c'era già ricaduto, la sua salute era davvero cagionevole e bastava un colpo di vento per fargli venire mal di gola, tosse e raffreddore. Quel giorno non c'erano programmi. Tutti i ragazzi con cui i due fratelli avevano fatto comunella erano partiti per le vacanze e non sarebbero rientrati fino alla settimana successiva. Non era giorno di mercato. Così, Mila si mise sul terrazzo della cucina, all'ombra della Passiflora della nonna, una bellissima pianta dai fiori rigogliosi e violacei, con uno dei suoi amati libri sulle ginocchia. Suo fratello era invece stravaccato sul'ottomana all'interno, dove la nonna lavorava ai ferri un filo di cotone lucido e scarlatto. Non si staccava mai da quel aggeggio, la pla-qualcosa... il dramma era che ora aveva anche la versione portatile. I loro genitori cercavano di compensare la loro assenza con generosi regali, spesso totalmente sbagliati, soprattutto nel caso di Mila. Borse e altri oggetti fashion non facevano per lei, ma sua madre sembrava non aver ancora afferrato il concetto. Il discorso non valeva certo per la nonna, che conosceva i due nipoti come le sue tasche, del resto, li aveva vresciuti lei. Infatti, quando Mila e il marmocchio erano ancora piccoli anche loro vivevano nel paesino della nonna, anche se non possedevano alcun ricordo di quel periodo. La nonna aveva raccontato a Mila che il papà non era ancora proprietario della sua azienda e il denaro scarseggiava. Dopo tanti sacrifici, però, la famiglia si era trasferita in città, un luogo più comodo per glia affari e certamente più mondano. I loro genitori non facevano che sottolineare quanto fosse stato vantaggioso il loro trasferimento: ottime scuole, riduzione degli spostamenti in auto, tempo guadagnato, maggiori opportunità erano espressioni frequenti del loro vocabolario di genitori-imprenditori. Mila non la pensava esattamente nello stesso modo, mentre suo fratello, semplicemente, non si poneva il problema. Mila era presa dalla lettura, ma cominciò a sentire qualche brivido sulla pelle, forse le maniche corte non erano adatte a quella giornata poco estiva. Entrò in casa per prendere una felpa e trovò la nonna a ravanare in un vecchio scatolone in camera sua, con il marmocchio che le ciondolava intorno, con aria di attesa. Stavano cercando una vecchia foto della nonna, di quando era soltanto una ragazza  e già era a servizio presso una famiglia facoltosa che si trasferiva in paese in villeggiatura durante l'estate. In effetti era molto strano che suo fratello si interessasse a qualcosa di diverso e che, soprattutto, non avesse a che fare con computer e videogame. Nel baule era racchiusa un'intera vita: scatole accuratamente riposte conservavano i ritagli della vita della nonna e del nonno, in altre erano custoditi i ricordi più importanti, come il cappello da alpino del nonno, il bouquet della nonna o la coperta in cui era stata avvolta la mamma appena nata. Mila adorava sedersi sul tappeto davanti al grande letto in ferro battuto a cercare in quello scatolone, quando era piccola si travestiva con le cose della nonna e si faceva fotografare in posa da modella. La nonna era seduta su un piccolo pouf rivestito di velluto color crema e ad ogni oggetto accompagnava una breve descrizione e un aneddoto legato a quelle cinafrusaglie di tanto tempo prima. I ragazzi si persero in quei racconti e ne furono così rapiti da non  accorgersi che fuori era scoppiato un forte temporale. Ad un tratto, una persiana sbattè sul serramento della finestra facendo tremare i vecchi vetri e la nonna corse a chiuderle, chiedendo ai nipoti di fare lo stesso nelle altre camere: più che un temporale sembrava un vero uragano! Dalla finestra della cucina si poteva scrutare quel finimondo. La pioggia scendeva fitta, continua e veloce, picchiettando contro i vetri fino a tramutarsi in grandi e pesanti chicchi di grandine. Sembrava avesse nevicato. Un guizzo luminoso squarciò il cielo e subito un fragoroso tuono irruppe nello scrosciare di acqua e vento. La corrente saltò all'interno della casa, così come all'esterno, dove i lampioni si erano accesi per il buio plumbeo, nonostante fossero soltanto le 17.55. La nonna accese qualche candela e invitò i nipoti a sedersi accanto a lei, per recitare una preghiera mentre si accingeva a bruciare qualche foglia di ulivo della Domenica delle Palme. Entrambi, forse perchè spaventati, ubbidirono. La preghiera fu effettivamente ascoltata, perchè il vento prese a calmarsi e anche la pioggia rallentò la sua discesa incessante, fino a smettere del tutto. La luce non tornò e i nuvoloni scuri non facevano filtrare alcun raggio di sole. La nonna riprese le sue normali attività pomeridiane, alla luce dei lumi tremolanti, sotto gli occhi vigili dei suoi nipoti. Niente corrente, niente tv e niete videogame! Il marmocchio si era dimenticato di caricarlo e il dispositivo giaceva inerte sul divano, abbandonato e stanco. La nonna propose di preparare la pasta della pizza, perchè anche se non fosse tornata la corrente, si poteva sempre far cuocere nel camino! I ragazzi si lasciarono coinvolgere dalla proposta e indossati due grembiuli a quadretti cominciarono il loro lavoro. La nonna aveva sempre tutto, nel suo frigorifero c'erano verdure, carni congelate, preparati per pasta, pizza, formaggi, dolci! La sua dispensa era sempre attrezzata per preparare qualcosa di buono e gustoso... non esattamente come i mille armadietti della cucina hi-tech di mamma e papà... un deserto. Mentre erano tutti indaffarati nella preparazione della pizza, la nonna sembrava turbata, senza il suo solito sorriso dolce e delicato stampato sulle labbra, ma con una profonda ruga sopra le sue sopracciglia ingrigite dagli anni. C'era qualcosa che non la lasciava tranquilla, ovviamente se ne accorse soltanto Mila, il marmocchio era troppo preso dalla decorazione del suo angolo di teglia. Mentre Mila e la nonna riassettavano la tavola per apparecchiare, il marmocchio si affacciò alla finestra, scoprendo i disastri provocati dal maltempo: lungo il ciglio della strada scorreva ancora una ruscello di acqua e foglie, che avevano tappato tutti i tombini; alcuni rami del viale giacevano a terra spezzati; non si vedeva nessuno in giro e il fiume gorgogliava in lontananza. Il vento doveva essere stato fortissimo. Improvvisamente tornò la luce, per lasciare la casa nel buio qualche secondo dopo. In quel momento Mila era davanti alla finestra con il fratello e osservava il lato est del gigantesco edificio che si trovava in fondo alla loro strada... si era accesa la luce in una stanza, ne era sicura. Si ritrasse indietro spaventata, senza dire una parola, mentre suo fratello aveva già sulle labbra una risata di schernimento. La nonna e la nipote si scambiarono uno sguardo intenso, ma nessuna disse nulla.

Quella sera, cenarono in cucina, anche se la nonna aveva insistito per preparare comunque la tavola nel soggiorno, dove era solita accogliere i suoi ospiti che fosse uno o dieci non faceva differenza.I due fratelli preferirono restare in cucina, dove il camino aveva creato un certo tepore, che si sentiva volentieri, visto il drastico calo di temperatura  dopo il temporale del pomeriggio. La pizza era fragrante e gustosa, tanto che si cenò in silenzio, sgranocchiando fetta dopo fetta. Il trancio del marmocchio avrebbe dovuto mantenere il suo disegno di un pallone realizzato i wurstel a rondelle, ma tutto si era squagliato, mischiandosi con la fontina filante. Era quella di Mila ad avere un disegno, che però lei non aveva previsto. La nonna, offrendole il piatto, lo ritrasse dopo averlo guardato e Mila chiedendo spiegazioni, ottenne un'altra porzione. La nonna tagliò la pasta velocemente, rovistando sulle guarnizioni con la forchetta, come se dovesse cancellare qualcosa. La sua ruga era ancora più evidente. Ormai terminata la cena, tornò finalmente la corrente, che illuminò tutta la casa, riportando un clima meno cupo e tetro. Anche l'ultimo piano del grande edificio prese a brillare, come ogni altra sera, illuminando indirittamente la vecchia e scassata insegna: "Grand Hotel".  Mila dava una mano alla nonna con i piatti e suo fratello se ne stava stravaccato sul tavolo, leggendo la sezione sportiva del quotidiano locale. Erano tutti in cucina, quando la tv nel salotto si accese nel buio della sera. Il volume assordante fece sussultare tutti e Mila tirò lo strofinaccio addosso al fratello, convinta che fosse il responsabile dello scherzo. Il canale provinciale dava un programma di storia e cultura locale e stavano mandando un servizio proprio sul paese e sul vecchio hotel. La nonna staccò la presa dell'apparecchio e propose ai nipoti di uscire per prendere un gelato o una cioccolata calda, visto il clima. Era molto turbata, ma non disse nulla. Giunti in fondo alla strada, la nonna affrettò il passo, per attraversare quella che un tempo era la piazza della stazione e raggiungere presto il ponte, che portava nel centro del piccolo paesino. In giro c'era soltato qualche faccia stanza, obbligata a uscire per le incombenze di qualche amico a quattro zampe. Un lampione del ponte era stato danneggiato dal temporale e la sua luce funzionava ad intermittenza. Sotto, le acque del fiume erano scure e il livello alto faceva quasi tremare i pilastri della struttura. Si sedettero ai tavolini del caffè sotto il portico, quello sull'angolo, sorseggiando te al bergamotto e sgranocchiando qualche bacio di dama, i preferiti di tutti in famiglia, tranne della mamma, ovviamente. Dopo aver pagato il conto, ritornarono a casa, superando l'edificio dell'hotel con lo stesso passo frettoloso, scatenando le lamentele del marmocchio. La casa era illuminata dalla luce di un lampione. Il vecchio cancello cigolò alla spinta della nonna, che osservò le foglie sparpagliate ovunque sul prato e sul vialetto. La casa era silenziosa e tranquilla, come il resto della via. La nonna viveva in una zona tranquilla, un quartiere residenziale dove il nonno, con non pochi sforzi era riuscito a comprare una grande villa. Negli anni, la coppia aveva fatto diversi sacrifici per riuscire a sistemare e mantenere la casa, ma sempre con la gioia di avere la loro dimora dei sogni. Si trattava di una villa Liberty, come molte altre in paese ed era appartenuta al custode dell'hotel, nonchè giardiniere, manutentore... e tante altre cose. Il nonno l'aveva conosciuto quando fece alcuni lavori di manutenzione al quarto piano dell'hotel, con la sua impresa e da allora restarono sempre buoni amici fino alla loro scomparsa, avvenuta esattamente lo stesso giorno, a distanza di un anno l'uno dall'altro, in situazioni pressochè simili. Quando si incontrarono, l'uomo era già molto anziano e la casa era divenuta troppo grande per lui, così aveva deciso di venderla e trasferirsi negli alloggi all'interno dell'hotel, in disuso dopo la chiusura definitiva della struttura. Nonostante l'hotel fosse chiuso, il sig. Putti continuò a dedicarsi all'attività di custode, finanziato dai vecchi proprietari, scappati chissà dove dopo il tracollo e la disgrazia... Ma quella sera non ci fu più tempo per i ricordi, il temporale aveva spazzato via quello strano e nostalgico pomeriggio ed era ormai ora di riposarsi e dormire. Dopo qualche minuto, la luce del bagno al secondo piano si spense, per lasciare spazio a quella della cameretta, che lasciò la casa nel buio dopo il rito della lettura e le preghiere della sera con la nonna.

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La parola di oggi
Cagionevole - Esile, fragile.

1 commento:

Unknown ha detto...

O_o È appena passato un temporale terribile...