Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

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19.7.11

L'hotel - 2. Un pomeriggio in bibicletta

L'indomani, fu la quiete dopo la tempesta. Un sole deciso e giallo illuminava le foglie appiccicate sul manto della strada e filtrava nelle persiane della casa della nonna. Era mercoledì, perciò la nonna si era alzata presto per sbrigare le faccende di casa e uscire a fare la spesa al mercato. Mila si stava vestendo in camera, mentre la nonna e il fratello erano già pronti per uscire. Si era svegliata più stanca della sera prima e ogni gesto le costava molta più fatica del solito. Si avviarono insieme lungo il vialetto di casa, chiacchierando delle famiglie della via, che da lì a qualche giorno avrebbero fatto ritorno dalle loro vacanze al lago e al mare. In fondo alla strada, svoltarono nella ex-ferrovia, il tracciato ora divenuto un percorso ciclabile e pedonale, che si snodava praticamente lungo tutta la valle. La nonna propose ai nipoti di andare a farsi un giro in bicicletta nel pomeriggio, per ingannare il tempo e arrivare a cena con un po' più di appettito... il marmocchio non era una buona forchetta, avrebbe mangiato soltato panini imbottiti e patatine di plastica.
Il mercato era un caos. Ogni banchetto era fornito di tende parasole per proteggere la merce esposta alla bell'e meglio, mentre i venditori strillavano per attirare le signore. Le clienti passeggiavano qua e là, con pesanti borse di plastica issate sulle braccia, contenenti frutta, verdura, pesce e ogni altra bontà, osservando con interesse le bancarelle di abbigliamento e di merceria, ormai una rarità fra i prodotti scadenti cinesi. Qualche gruppetto di signore coglieva l'occasione per fare quattro chiacchiere con le amiche e si formava una fiumana di gente lungo tutto il percorso, interrotta da qualche ragazzino in sella alla propria bici e qualche cane al guinzaglio in preda a un attacco euforico, davanti al banchetto dei polli arrosto. Erano soprattutto i fruttivendoli ad essere urlatori accaniti, in grado di strappare un sorriso (e un chilo di pesche) a molte signore, compiaciute dai festori complimenti sbandierati ai quattro venti. Non era il caso della nonna. Il suo modo di scegliere la merce non veniva influenzato da simpatie o abitudini, nè tantomeno dalle urla dei venditori, ma semplicemente dai suoi sensi. Gentilmente, chiedeva di poter tastare una pesca, ovviamente con un fazzoletto di lino, ricamato, oppure di poter odorare il profumo dei meloni, di battere dolcemente i cocomeri. Solo così era certa di comprare i prodotti migliori. Avevano ormai terminato il loro giro, mancava soltanto il banchetto del pesce, quando la nonna si accorse di aver perso di vista la nipote. Strinse il bambino a sè e si guardò in giro trafelata, quando vide i capelli rossi della nipote fra la folla, diretti verso la via di casa. Si affrettò a fare il suo ordine e si avviò verso di lei, ma subito la perse, nuovamente, di vista. Mila era in mezzo alla folla, si sentiva frastornata da quei rumori, da quel vociare, il caldo le stava dando alla testa, aveva bisogno di appartarsi da quel marasma. Si stava sedendo sul muricciolo all'inizio del percorso ciclabile, quando vide qualcosa, o meglio, qualcuno. Aveva la testa china per rallentare i capogiri e fissava l'asfalto, quando poco distante dal suo piede strusciò l'orlo di un lungo abito scuro, bordato di perline in tinta, tintinnanti e sfaccettate. Chi mai era vestito in quel modo, in quella stagione e di mattina?? Fu solo per un secondo. Mila vide l'abito intrufolarsi fra la gente, che lo inghiottì senza accorgersi di alcuna stranezza. Cercò di farsi strada, per vedere di chi si trattasse, chi fosse, ma niente. Una donna la guardò sdegnata, commentando quanto fossero maleducati i ragazzini moderni. Chi mai poteva essere? Perché era vestita in quel modo? Di certo si trattava di una donna, con un abito lungo, da sera. Era ancora persa nei suoi pensieri, quando qualcuno la ritrasportò alla realtà con un brusco richiamo. La nonna aveva la faccia paonazza e suo fratello aveva un sorrisetto sarcastico stampato sulle labbra, soddisfatto che, per una volta, fosse stata lei a creare disagio. Mila ascoltò la ramanzina in silenzio, con la mente presa da altre questioni, poi chiese scusa e la nonna l'abbracciò a sè. Il marmocchio sbofonchiò qualcosa sotto voce, indispettito che la cosa si fosse già risolta. Una volta a casa, ci fu giusto il tempo di apparecchiare il tavolo della veranda e mettere sul fuoco qualcosa, per pranzare alle 12.30 come ogni altro giorno. Dopo il pasto, rimasero tutti seduti, sorseggiando il fresco te freddo preparato in casa dalla nonna, dissetante e rigenerante dopo il caldo della mattinanata. In veranda si stava benissimo, le vecchie piante del giardino riparavano quell'angolo dalla canicola del mezzogiorno ed era piacevole indugiare seduti nelle comode poltrone da giardino, rivestite di cuscini verde smeraldo. Nelle giornate tranquille si potevano sentire i colpi dei giocatori, dai vicini campi da tennis. Un rumore sordo, compatto e profondo.
Mila prese la bici della nonna, il marmocchio inforcò una vecchia mountain-bike. Si diressero a nord, in direzione dell'alta valla. L'aria era fresca, ma le salite richiedevano un po' di sforzo e qualche goccia di sudore imperlava le fronti dei due fratelli. Il tracciato era abbastanza facile e si incontravano ciclisti professionisti, come bambini alle prime armi senza rotelle. Di tanto in tanto, la pista si inoltrava in una delle antiche gallerie della ferrovia, che si illuminavano grazie a una fotocellula posta all'ingresso del tunnel. Dalle pareti gocciolava dell'acqua, gelida come l'aria all'interno dei passaggi. In quei tratti i due fratelli sfrecciavano ancora più veloci, forsi un po' impauriti da quei luoghi così antichi e suggestivi. Giunti alla fine del percorso, si mangiarono un gelato in una piazzola allestita con panche e tavoli, oltre a qualche gioco per i bambini. Mila non voleva tornare troppo tardi, sapeva che la sera l'arietta si sarebbe fatta più fresca e in bici l'avrebbero sentita ancora più fredda. Si rimisero in marcia per fare ritorno, sfidandosi per arrivare primi. Ad ogni pedalata acquistavano velocità, ma Mila era comunque in vantaggio, la bici della nonna era più nuova e aveva anche un ottimo cambio, senza contare che lei era più preparata fisicamente del fratello, un vero e proprio poltrone! Erano a metà percorso, quando Mila perse l'equilibrio per ... qualcosa... che le attraversò la strada, proprio in una delle gallerie. Mila toccò i freni, ma il suolo, bagnato dall'umidità della galleria, non le permise di rimanere in equilibrio e cadde, sbucciandosi un ginocchio. Il marmocchio l'aveva appena superata e frenò, facendo stridere i vecchi cuscinetti arrugginiti. Solo allora si resero conto di essere al buio. La fotocellula non era scattata e le luci non si erano attivate. Forse era solo suggestione, forse non era stato un bel niente a farla ruzzolare, solo un sasso o un ramo in mezzo alla strada. Forse. Si tranquillizzarono a vicenda e Mila si rimise in piedi, quando, osservando l'altro capo del tunnel rabbrividì di colpo. Qualcosa di chiaro fluttuava al centro dell'arco del tunnel, proprio in fondo, sopra l'uscita. Senza lasciarsi prendere dal panico, attivò la dimo e suggerì al fratello di fare lo stesso, in modo da non brancolare nel buio totale. Anche lui aveva visto quella...  cosa, lo capì dal tono della sua voce. Canticchiando e fischiando avanzarono a testa china, per non guardare la cosa, che comunque rimaneva là dove l'avevano vista. Solo giunti alla fine, si resero conto che si trattava di un vecchio celophane strappato, rimasto impigliato in una delle luci. Entrambi trassero un silenzioso respiro di sollievo e fecero finta di nulla, continuando a pedalare, forse con più foga rispetto all'andata. In un batter d'occhio raggiunsero il paese e in fondo alla via della nonna, proprio dietro l'hotel, Mila incontrò un'amica che non vedeva dall'estate precedente. Il fratello le disse che sarebbe andato ad avvisare la nonna del loro ritorno e di rimanere pure con Chicca. Le due ragazzine si abbracciarono e cominciarono a raccontarsi un anno di scuola, di pallavolo e di equitazione e tutto ciò che non si erano potute scrivere tramite e-mail. Poi i genirtori di Chicca la chiamarono, salutando Mila da lontano. Le due si diedero appuntamento per la sera stessa, dopo cena, in modo da recuperare il tempo perduto. Mila prese la bici e la spinse su per la salita che conduceva alla casa della nonna. Arrivata al tornante, alzò distrattamente lo sguardo verso l'hotel, ma qualcosa attirò la sua attenzione: in tutta la facciata a nord, solo una finestra aveva le persiane aperte. Non aveva mai notato se fossero sempre state così o no, ma notò in quel momento, che in quella finestre erano spalancate. Scansò i pensieri foschi, per quel giorno ne aveva abbastanza. Affrettò il passo e chiuse il cancellino dietro di sè, sentendosi finalmente al sicuro.
Quella sera, la cena fu consumata velocemente, la nonna doveva andare in piazza per il cinema d'essay e il marmocchio l'avrebbe accompagnata, senza troppa voglia e Mila aveva appuntamento con Chicca, non stava più nella pelle. L'aria della sera era fresca e il cielo luminoso si offuscò a causa di qualche nube da ovest. L'indomani forse sarebbe tornata la pioggia, ma le due amiche avevano troppo da condividere per notare i cambiamenti metereologici; i segreti furono sussurrati al chiarore di una luna spettrale, che faceva capolino da una lunga nuvola scura, presagio di nuovi temporali e misteri da svelare.
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La parola di oggi
Canicola - Calura, caldo, solleone, definisce un periodo dell'estate, in cui il caldo è molto intenso e soffocante. In questo caso si intende un caldo insopportabile.

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