Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto.

- Italo Calvino -

Pagine

9.4.11

Il giardino delle fate

"Per fare un prato occorrono..."

Matilda era in giardino e stava aspettando che arrivasse il suo vicino, per iniziare una nuova avventura alla scoperta del suo prato. Aveva tutto il necessario: ciabattine rosse fluo in gomma, piene di jibbitz colorati; cappellino antisole giallo canarino, così la mamma è contenta; annaffiatoio in latta per tutti i fiori piantati all'inizio di aprile; mini-kit da giardinaggio e mini-cariola, che può sempre tornare utile. Mancava solo Gigi, che cominciava ad avere un ritardo troppo clamoroso... mmm. Tanto per non perdere tempo, Matilda cominciò il suo giro di abbeveraggio delle gerbere, piantate sul confine lungo il ruscello, dietro la sua casa.
Borbottando dove potesse essersi cacciato, Matilda riempiva il suo annaffiatoio di latta alla fontanella in pietra sul retro, quando notò una bellissima farfalla svolazzare sopra la sua testa. In realtà, le farfalle e tutti gli altri insetti, non è che la facessero impazzire, ma quella era davvero molto bella... anche se molto grossa! Osservandola però, nel suo battito d'ali leggero, non sembrava un farfalla. Matilda era talmente presa da quella creatura, che l'acqua raccolta strabordò e solo quando sentì freddo sui piedini racchiusi nelle ciabatte bucherellate, sobbalzò indietro accorgendosi di quanto avesse riempito il suo innaffiatoio. La farfalla non c'era più.
Era una calda giornata di Primavera, qualche nube leggera svolazzava nel cielo. Matilda riprese il suo lavoro e cominciò a bagnare le gerbere gialle. Passo dopo passo, il terriccio si inumidiva, colorandosi di un marrone scuro e di rosso... di rosso?? Già, c'era qualcosa di rosso che si muoveva lentamente sul gambo di una gerbera, forse si trattava di una coccinella. A guardarla bene era proprio una sorta di coccinella: tondeggiante, rossa scarlatta con i suoi ridicoli puntini neri e un visetto da bambina!
- Per tutte le cipolle, ma questa coccinella ha una faccia come la mia!
Matilda lasciò cadere l'innaffiatoio quasi vuoto e non esitò a sdraiarsi nella terra umida per osservare da vicino quella... cosa. La coccinella era davvero semi-umana e davanti agli occhioni verdi di Matilda, sorrise dolcemente. La bimba si pizzicò le braccia per capire se stesse sognando, ma in effetti era tutto vero: lo steccato azzurro di recinzione, il rumore del ruscello, il sole caldo sulla pelle... la coccinella che sorride! Matilda si alzò e di corsa raggiunse la casetta degli attrezzi, dove trovato quel che cercava, ritornò con gran fretta dalla sua coccinella, che ovviamente era già sparita. Matilda rimase in attesa con il suo barattolo, per catturare la coccinella o la farfalla, ma inaspettatamente, qualcos'altro si fece catturare di sua spontanea volontà, entrando nel barattolo di vetro, prontamente richiuso da Matilda con un tappo dorato.
Come per proteggere la sua scoperta, Matilda si nascose nella frescura della casetta degli attrezzi e alla luce dell'ingresso osservò il suo barattolo di vetro. All'interno se ne stava in panciolle, una bellissima libellula verde e turchina, con lunghe ali e un corpicino sinuoso... sul quale trovava posto un bellissimo viso paffuto e colorito. Matilda era euforica per la sua scoperta, ma Gigi non era ancora arrivato e davvero non poteva condividerla con nessuno, così continuò ad osservare quella creatura, nello spicchio di luce che penetrava dentro la casetta di legno. La libellula stava seduta dentro al vaso, con un'aria tranquilla, come se attendesse qualcosa; Matilda, pensado fra sè e sè, borbottò qualche parola e la Libellula rispose con cortesia:
- Non sono una libellula bambina... sono una fatalibella...
- Io lo sapevo che c'era qualcosa di strano nel giardino - commentò Matilda, questa volta ad alta voce.
- IO NON SONO STRANA. Sono una fatalibella.
- Scusami, non volevo offenderti, ma intendevo dire che...
- Non importa - la interruppe la fatalibella - Ora mi dovresti fare un favore, perché sono davvero affamata. Ce l'hai un vaso come questo, ma con della marmellata dentro??
- Certo, ma... come ti chiami?
- Io sono Zina e tu sei Matilda, vero?
Matilda sorrise e mettendo il vaso con Zina in una tasca del suo grembiule verde, corse in casa a cercare le marmellate di fragole della nonna. Non appena il tappo del vaso scoccò, Zina si drizzò in piedi, sbattendo freneticamente le sue ali lunghe e sottili e chiese alla bambina di farla uscire e non appena ottenne la sua libertà, Zina si fiondò sul vaso di marmellata e sedendosi sul bordo, cominciò ad affondare le minuscole dita in quella sostanza golosa e appiccicosa. Leccando le sue piccole dita, Zina fu rapita da quel sapore così delizioso! Con il pancino meno vuoto, Zina cominciò a raccontare fantastiche storie a Matilda e le confessò che fintanto avesse avuto quella marmellata così squisita, avrebbe sempre avuto il giardino piento di creature meravigliose come lei, le fatanelle o le farfafate.
Le chiecchierate fra Matilda e le fate del giardino durarono tutta la Primavera e tutta l'Estate, quando le fatine cominciarono a chiedere granite ghiacciate al posto della marmellata. Quei pomeriggi di racconti e storie restarono sempre un segreto, anche per Gigi, il miglior amico di Matilda, che non avrebbe mai potuto capire. Le storie incantate non erano il solo regalo che le fate lasciavano a Matilda, infatti anche il suo giardino godeva di un aspetto rigoglioso, ogni fiore risplendeva in tutti i colori della bella stagione, facendosi invidiare Matilda da tutti gli altri giardinieri del quartiere. Poi, con l'arrivo delle prime piogge e l'ingiallire delle foglie, le fate del giardino salutarono Matilda, ringraziandola di tutte le cure ricevute e delle molte prelibatezze, lasciandole un piccolo ma prezioso regalo: un pollice verde!
Ancora oggi, entrando nel bel negozio Il Giardino delle Fate, si respira un'aria magica, che Matilda conosce ancora molto bene...

Nessun commento: